Formula per un delitto
L'impressione più forte che si ha al termine di "Murder by Numbers / Formula per un Delitto" è di aver assistito ad un episodio di "Colombo", in cui i detective incalzano, con le loro indagini, i colpevoli (noti fin dalla prime battute) verso lo scontatissimo finale.

Cassie (Sandra Bullock / "Miss Detective") è un membro della squadra omicidi della piccola cittadina di San Benito (una sorta di "Quincy" in gonnella, per restare in tema con i telefilm anni settanta); al suo fianco la recluta Sam Kennedy (Ben Chaplin / "Birthday Girl") che sembra essere l'unico con la pazienza necessaria per lavorare con Cassie.
Il caso dell'omicidio di una giovane donna da parte di Richard (Ryan Gosling / "The Believer") e Justin (Michael Pitt / "Finding Forrester"), due giovani liceali, diventa per Cassie un affare decisamente personale, quasi un'ossessione che prende forza dai suoi traumi del passato.
La sfida tra i due ragazzi, sicuri di aver commesso l'omicidio perfetto, ed i detective si concluderà con un drammatico faccia a faccia tra i protagonisti.

Sorvoliamo sulla regia di Barbet Schroeder ("Il Caso Von Bulow") che riesce a dilatare a quasi due ore una storia per cui novanta minuti sarebbero stati più che sufficienti, con lunghi primi piani che dovrebbero enfatizzare i travagli psicologici dei protagonisti, ma che in realtà diventano solo un peso. Rimane comunque un giallo, dai risvolti psicologici, in cui conosciamo perfettamente l'assassino, cosa che priva di mordente la pellicola. L'escamotage di partire con il finale per poi riproporci gli eventi che hanno creato la situazione di tensione, oltre a non essere di immediata comprensione, è stato visto almeno mille volte. Che dire infine dello scontro finale tra la Bullock e i due ragazzi: a parte l'esito di cui non voglio mettervi a parte (anche perché non credo che serva) è girato "con i piedi": una scenografia palesemente finta, uno strapiombo che non esiste e, ad incorniciare il tutto, un bel tramonto posticcio.
Nella mediocrità totale spicca però un certo gusto per le scenografie e per i particolari come per esempio la stanza del ricco e viziato Richard, un inno al lusso ed al superfluo.

La frase: "Non si vive con pienezza se non si è pronti al delitto ed al suicidio. Una legge non scritta in base a cui si è pronti a vivere o a morire."

La chicca: In una scena si vede in una tv il film del '33 di Frank Capra "Le Amare Lacrime del Generale Yen"; il primo assistente alla regia è Frank Capra III, nipote del grande regista.

Indicazioni:
Per gli appassionati dei gialli del sabato sera di RAI 2.

Valerio Salvi

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