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Moonlight Mile
Dopo essere stati travolti, quanto meno emozionalmente, da pellicole come "In the bedroom" o "La stanza del figlio", questa di Brad Silberling ("City of angels") sembra affrontare la morte in un'ottica decisamente diversa. Sarà che forse il regista, qui anche sceneggiatore, sa di cosa sta parlando (la pellicola ha connotazioni decisamente autobiografiche visto che anche lui ha perduto la sua fidanzata in modo analogo), ma invece di focalizzare la perdita come un momento di disperazione e di sbandamento totale, riesce a mostrarci l'ironia quasi assurda delle obbligatorie "relazioni sociali" o i momenti di imperatività che nascondono il rifiuto della situazione, senza mai essere grottesco e comunicando comunque la presenza della persona senza mai mostrarla o ricorre a flashback melensi. Perché alla fine è sempre così, la vita va avanti e noi ci buttiamo a capofitto in mille attività tentando di dimenticare ed aspettando qualcosa che ci metta la sopravvivenza di nuovo sotto una luce positiva.
Che Joe (Jake Gylleenhaal) sia ospite dei suoceri per il funerale della sua fidanzata lo capiamo solo dopo aver visto qual sorta di strano rapporto li leghi.
Che Ben (Dustin Hoffman) e Jo Jo (Susan Sarandon) siano i genitori di quella che sarebbe dovuta essere la moglie di Joe, è un'altra cosa di cui acquisiamo consapevolezza lentamente.
Ma soprattutto che ciò che vediamo non è ciò che ci si aspetterebbe, che il rapporto che lega i protagonisti è decisamente particolare e che ci sono molti sottintesi e mezze verità, è la vera essenza del racconto. Quello che manca a noi spettatori è in realtà il pezzo di vita che manca a Joe ed a Bertie (Ellen Pompeo), due persone trascinate dalle corrente a cui serve solo una piccola spinta per raggiungere la riva. Come dicono i Rolling Stones nel loro pezzo che da il titolo al film: "vivo solo per stare disteso accanto a te, ma sono a circa un miglio di Luna di distanza", una distanza ormai incolmabile.
Un film sicuramente sentimentale, ma talmente ben raccontato che alla fine ci sembra di aver assistito ad una commedia musicale, si musicale, perché sono proprio i pezzi degli anni settanta che costituiscono la spina dorsale della pellicola che riesce a darci così tanto in maniera così semplice.
Curiosità: la canzone "Moonlight Mile" non è mai uscita in singolo, quindi non poteva essere dentro il jukebox del bar.
La chicca: si può dire che i famigerati "post-it" non sono stati inventati dalla famigerata segretaria della Scotch, ma da Jo Jo (vedere il suo angolo di lavoro per credere).
Indicazioni: Per gli inguaribili "cagnoloni" (persone dall'animo inguaribilmente tenero e romantico).
Valerio Salvi
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