Miami Vice
"Miami Vice" è stata una delle serie televisive più emblematiche degli anni '80. Ambientata in una città affascinante, solare e ricca di glamour, mostrava un sottobosco criminale fatto di traffici illeciti, omicidi e corruzione in un mondo dalla facciata impeccabile ma irrimediabilmente marcio. Venivano messe per la prima volta in evidenza le sottili implicazioni psicologiche del lavoro sotto copertura, della sua natura corruttrice e straniante, fino alla perdita della propria identità e del senso della propria missione.

Questo nuovo "Miami Vice" si inserisce completamente in questo filone, anche se sviluppato forse in maniera ancora più cupa e disperata. In "Collateral" Michael Mann ci aveva mostrato una Los Angeles notturna e spettrale nella sua desolazione umana. La Miami di questo nuovo prodotto non è meno insolita, nella sua lontananza da spiagge, tramonti rosati tra palme e oceani cristallini. È una Miami oscura, terra di confine tra legalità e crimine organizzato e tra lingue e culture differenti.

Protagonisti sono di nuovo i mitici Sonny Crockett e Ricardo Tubbs, interpretati rispettivamente da un Colin Farrell ancora più stazzonato rispetto al Don Johnson della serie originale e da Jamie Foxx, molto credibile nel suo ruolo, ma forse sottoutilizzato rispetto al suo partner irlandese. Per prepararsi adeguatamente al film i due attori hanno partecipato a diverse operazioni in incognito, rigorosamente simulate, sotto la supervisione di agenti della DEA (l'agenzia antidroga statunitense) e dell'FBI. Quello che viene messo in evidenza è come l'attività sottocopertura comporti un lavoro lungo, logorante ed estremamente pericoloso, sia fisicamente che psicologicamente. Sotto quest'ultimo punto di vista è quasi impossibile evitare coinvolgimenti dal punto di vista emotivo, con complicazioni dall'esito potenzialmente letale.

Questi sono gli aspetti principalI presi in esame in Miami Vice, ma non sono sufficienti a fare di questo "remake" un film appassionante, forse proprio per un eccesso di approfondimento psicologico, accompagnato da una sceneggiatura priva di colpi di scena. Le vicende dei due agenti inoltre si svolgono troppo spesso in maniera parallela e speculare, e procedono stancamente durante le oltre due ore della durata del film verso un doppio finale largamente previsto ed annunciato. Nessuno ovviamente si aspettava un film d'azione "tradizionale" da Mann, ma si sente che in questo caso qualcosa manca.

La frase:
- Perché mi sta accadendo questo?
- Perché sei un criminale!

Mauro Corso

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