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Mar Nero
Nell’Antica Grecia Kairos (è il nome anche di una delle case di produzione del film) era una parola che significava momento giusto, speciale.
Deve aver pensato così l’esordiente documentarista Federico Bondi quando ha scritto, insieme al veterano Ugo Chiti (già abile sceneggiatore e scrittore per Gomorra e Ritorno a casa Gori, tanto per citare qualche titolo), la commovente e intensa storia di Mar Nero.
Prendendo spunto da un’esperienza diretta, personale, il giovane regista costruisce una pellicola asciutta per certi versi, nuda, senza ritocchi di sorta, ma che si riesce a gustare e ad apprezzare proprio per la semplicità narrativa che la contraddistingue.
Due città, due fiumi che sembrano confluire l’uno nell’altro: Firenze e l’Arno da una parte, Sulina, in Romania e il Danubio dall’altra, sono lo sfondo per raccontare una storia di amicizia e di solidarietà femminile, che si va a collocare perfettamente nel cosmopolitismo di cui ormai siamo testimoni quotidiani.
Due donne come detto, diverse per cultura, tradizioni, storie personali, ma che riescono ad incontrarsi, badante l’una, anziana l’altra, e a capirsi, forse come non gli era mai successo.
Unite da una profonda solitudine, forse non amate a sufficienza, dopo un difficile approccio, riescono però a scoprirsi a poco e a poco, e ad accettarsi sinceramente, tanto da diventare "complici", nella loro, determinata ricerca di verità e serenità.
È così che assistiamo ad una sorta di parallelismo di racconti: la Romania di Angela che Gemma scopre, è simile a quell’Italia genuina anni ’50 che ha vissuto, con i suoi valori e i suoi sentimenti.
La qualità della riflessione di Bondi è da lodare, la sua esplorazione va al di là del rapporto tra generazioni e mondi differenti, l’autore riesce a spingersi e ad indagare, in maniera per niente banale, anche quella sorta di malessere che la famiglia di oggi vive, dove la figura dell’anziano è sempre di più "abbandonata" a se stesso, ma soprattutto a quei "nuovi figli" venuti da lontano, che li assistono e che gli stanno vicini, a volte fino alla fine.
In una sorta di fotografia sfumata, come rovinata dal tempo (bello ed efficace il lavoro di Gigi Martinucci), Ilaria Occhini è più che mai potente nel ruolo di Gemma, un’interpretazione che a tratti appare quasi teatrale, fatta di mimiche e passioni lontane.
Una carriera lunga la sua, non solo al cinema (Monicelli, Emmer, Risi tra i molti che l’hanno diretta), ma anche sul palcoscenico, a teatro, (Uno sguardo dal ponte, Figli d’Arte, per esempio, diretta da Luchino Visconti) e in televisione.
Da segnalare la bella prova anche di Dorotheea Petre, nuovo talento del cinema romeno (già premiata a Cannes nel 2006 come miglior attrice nella sezione Un Certain Regard per The Way I Spent the End of the World), che si accosta al suo personaggio, e a Gemma, con profondo e dignitoso riguardo.
Il Mare Nero di Bondi, metafora sì delle malinconie individuali a volte più insostenibili, è un film che però ci parla anche di (ri)nascita e di speranza.
La pellicola, in concorso al Festival di Locarno 2008, ha ricevuto meritatamente il Pardo per la miglior interpretazione femminile proprio per la splendida Ilaria Occhini.
La frase: "Passa ogni cosa".
Andrea Giordano
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