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L'uomo che vide l'infinito

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Valentina Muti06 giugno 2016Voto: 8.0
 

  • Foto dal film L'uomo che vide l'infinito
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Ambientato nel 1913 in India, ci troviamo di fronte allo straordinario talento di Srinavasa Ramanujan. Uomo di umili origini, egli è un vero e proprio genio autodidatta della matematica, tanto da dedicare a essa la sua intera vita.

Incompreso dalla propria comunità, Ramanujan è convinto di aver individuato delle teorie di straordinaria innovazione ed è determinato a volerle mostrare a qualcuno che comprenda a fondo i numeri, come lui. Decide quindi di scrivere una lettera a G.H. Hardy, illustre professore di matematica presso il Trinity College a Cambridge.

Quest’ultimo, mosso dall’interesse suscitatogli da quanto affermato dal giovane indiano, lo invita a raggiungerlo nella lontana Inghilterra. Contrastato dalla madre, ma incoraggiato dall’amata moglie, il ragazzo intraprende un lungo e rischioso viaggio verso la terra dei conquistatori.

Giunto a destinazione, Ramanujan si ritrova in un mondo completamente nuovo e diverso dal suo. Il regista, Matthew Brown, è abile nel riuscire a mostrare lo stupore che il protagonista prova di fronte ad una società a lui sconosciuta e, al tempo stesso, le grandi difficoltà che egli dovrà affrontare in quanto straniero.

L’incontro con il professor Hardy, però, non si rivela come sperato dal giovane. Infatti, mentre Ramanujan non vede l’ora di poter dar luce alle teorie da lui elaborate in India, il maestro frena il suo entusiasmo spiegandogli che alle affermazioni devono corrispondere delle dimostrazioni.

È così che ha inizio un lungo e faticoso lavoro da parte del genio indiano al fine di individuare le prove di quanto affermato, nel tentativo di dimostrare l’originalità dei suoi teoremi e ottenere il giusto riconoscimento.

Il film, basato su una storia vera, riesce ad appassionare lo spettatore alla vicenda del protagonista. Il pubblico prende a cuore la storia di quest’uomo che, nonostante le innumerevoli difficoltà, continua a lottare per realizzare il proprio sogno. Con un ritmo lento, il regista sottolinea la fatica e la grande quantità di tempo richiesti a Ramanujan al fine di comprovare le sue scoperte.

Alcune scene sono significative e metaforiche; ad esempio, il giovane - nella sua stanza in Inghilterra - più volte osserva il suo riflesso in uno specchio, quasi volesse ritrovare la sua identità, spesso messa in discussione dagli inglesi.

La narrazione è lineare e ricca di dialoghi. Interessante la spiegazione che Hardy fa delle partizioni, quasi fosse un padre che spiega un concetto a un bambino; in questo modo lo spettatore riesce ad avvicinarsi alla matematica e a ciò che fino ad allora sembrava impossibile da comprendere. Menzione speciale alle musiche orientali, spesso usate come sottofondo nelle scene del periodo inglese come rimando alle origini di Ramanujan.

A tal proposito, bisogna precisare i temi affrontati dalla pellicola. Sicuramente quello che affiora più di tutti è il razzismo. Quando il ragazzo abbandona la sua terra nativa, la madre si raccomanda di non mangiare il cibo degli inglesi per non esserne contaminato. Ma ancor di più emerge il disprezzo che gli europei provano di fronte a una persona proveniente dai loro possedimenti coloniali. Ramanujan viene picchiato da un gruppo di coetanei in quanto diverso; i lividi sul volto del giovane corrispondo anche ai lividi che porta nel cuore. Viene trasmessa molto bene la solitudine dello straniero.

Altro argomento presente nel film è la guerra. Siamo nel periodo del primo conflitto mondiale e la crudeltà viene mostrata nella scena in cui una bomba viene scagliata su una Università uccidendo poveri innocenti.

Per quanto concerne l’interpretazione degli attori, sia Dev Patel (Ramanujan) che Jeremy Irons (Mr. Hardy) hanno interpretato molto bene i ruoli. Il primo, ha saputo incarnare cosa significhi avere una passione viscerale per la matematica e, al tempo stesso, ha creato una forte empatia con il pubblico. Il secondo si è calato nei panni di un professore ateo, eccentrico e ostile che, dietro alla sua dura corazza, nasconde un grande sentimento di amicizia nei confronti di Ramanujan, nonché un certo humour. Ma soprattutto incarna la possibilità per questo genio di dar luce al proprio lavoro, difendendolo di fronte allo scetticismo di tutti gli altri insegnanti. La coppia studente-mentore funziona molto bene.

Interessante anche il personaggio di John Littlewood (Toby Jones), che si ipotizza possa essere un fantasma frutto della fantasia di Hardy. All’inizio del film, egli riesce a mediare il rapporto tra i due protagonisti e a convincere il maestro della genialità del ragazzo.

Questa pellicola è consigliata ad un pubblico di adulti per la complessità del tema affrontato, nonché per alcune scene di guerra violente. Nonostante la matematica non sia una materia amata da tutti, questo film riesce a coinvolgere lo spettatore in una vicenda che ha rivoluzionato la scienza.


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