FilmUP - Recensione: Love

Love
Un giorno qualsiasi nei bassifondi di New York. Storie di persone che si incontrano e si scontrano finendo col tracciare nuove storie e destini. C'è chi ritrova amori mai sopiti, chi cerca rifugio e protezione, chi muore e chi ricomincia a vivere. E uomini fino a qualche ora prima sconosciuti finiscono per cambiarti la vita.
E' un thriller metropolitano il nuovo lavoro del serbo Vladan Nikolic. Un film cosmopolita (ben ventitre le lingue diverse parlate nella versione originale), dove la ricerca delle proprie radici e di una strada cui appigliarsi per il proprio futuro è la base per la caratterizzazione di ogni personaggio. A partire da Vanya, un ex soldato iugoslavo diventato sicario nella Grande mela. Orfano di entrambi i genitori , oltretutto mai conosciuti, non ha mai saputo se le sue origine siano serbe, croate o musulmane. E' lui l'elemento trainante della storia: è grazie al suo "ultimo" incarico (vorrebbe infatti smettere con quella professione) che conosciamo la sua ex fiamma Anna, il poliziotto Dirk Malloy, la vedette Jean, e l'insicura Faye. C'è chi vuole farlo fuori, e chiunque abbia a che fare con lui è in pericolo.

Una produzione low-budget che comunque è riuscita a strappare l'attenzione del Festival di Venezia( presentato nella sezione "Giornate degli autori"). Il meccanismo del racconto ad incastro, che mostra come ogni personaggio sia arrivato ad un determinato incontro generale ( chi ha visto "Ore 11:14" avrà chiara la procedura) finisce velocemente con l'annoiare, e nonostante i diversi punti di vista mostrati, alcuni passaggi narrativi risultano oscuri. Confusionario e pretenzioso," Love" nonostante la sua breve durata riesce comunque ad apparire lungo.

La frase: "Quando il suo Paese scomparve, lui fece altrettanto. Vanya diventò un uomo invisibile"

Andrea D'Addio

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