Alla ricerca dell'isola di Nim
Artefici nel 2005 della tenera storia d’amore under 12 “Innamorarsi a Manhattan”, il regista Mark Levin e sua moglie sceneggiatrice Jennifer Flackett si pongono entrambi dietro la macchina da presa per co-dirigere la trasposizione su celluloide de “L’isola di Nim” di Wendy Orr, favola ambientata in uno stravagante e avventuroso paradiso tropicale, la cui tematica di fondo è quella sempreverde di una famiglia che cerca di riunire se stessa. Paradiso tropicale in cui vive la Nim del titolo, con il volto della piccola e brava Abigail Breslin (“Little Miss Sunshine”), la quale, preoccupata per la misteriosa scomparsa del papà Jack, interpretato da Gerard Butler (“300”), chiede aiuto via e-mail alla scrittrice di romanzi avventurosi Alex Rover, con le fattezze di Jodie Foster (occorrono presentazioni?), donna insicura, a contatto con il mondo esterno soltanto tramite il fidato computer, che trova quindi l’occasione per passare dall’emozione delle parole stampate a quella delle imprese reali. Ed è a partire da questo momento che Levin e Flackett, introducendo l’alter ego su carta della scrittrice, che porta il suo stesso nome e nei cui indianajonesiani panni troviamo sempre Butler, espongono la loro originale maniera di affrontare non solo il rapporto che lega chi scrive libri alle proprie creature, ma anche quello che li lega al lettore. Quindi, forte del veloce ritmo conferito dal montaggio di Stuart Levy (“Ogni maledetta domenica”), quello che si presenta agli occhi dello spettatore, abbondantemente infarcito d’ironia, appare come una sorta di godibile mix tra le storie per ragazzi alla Chris Van Allsburg (l’autore di “Jumanji” e “Polar express”, per intenderci), taglio fumettistico e un vago look da cartoon in carne e ossa, tenendo in considerazione anche i diversi animali amici della protagonista, dal leone marino Selkie al pellicano Galileo. Perché, oltre a una divertente situazione in stile “Piccola peste” che vede coinvolti dei draghi volanti, non manca un intelligente messaggio ecologista, mentre i due registi, pur senza eccellere, si riconfermano apprezzabili narratori di moderne storie per famiglie. Chi, se non loro, che costituiscono una famiglia nella vita reale?

La frase: "Devo essere io l’eroe della storia della mia vita".

Francesco Lomuscio

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