L'impero dei lupi
Da quando "I fiumi di porpora" dimostrò che in Francia si potevano e sapevano fare validi thriller di successo, un tempo riservati esclusivamente alle produzioni a stelle e strisce, il genere ha trovato nuova linfa. Merito anche dello scrittore Jean Christophe Grange, autore dei soggetti di "I fiumi di porpora" (appunto), "Vidocq" e adesso di "L'impero dei lupi".
Tutti lavori che tradotti sul grande schermo, hanno riscosso un buon successo di pubblico.

Anne Heymes (Arly Jover) ha 30 anni ed è la moglie di uno dei più alti funzionari del Ministero degli Interni. Da più di un mese soffre di terribili allucinazioni e di attacchi d'amnesia, al punto che a volte non ricorda neppure il volto di suo marito e comincia a credere che lui le menta. Nello stesso momento, nel X Distretto, Paul Nerteaux (Jocelyn Quivrin), un capitano di polizia, si vede affidare il caso dell'assassinio di tre donne di origine turca che lavoravano nello stesso laboratorio clandestino. Tutte e tre le vittime sono state ritrovate atrocemente mutilate. L'unica possibilità di far procedere le indagini è quella di trovare il modo di infiltrarsi tra gli immigrati turchi che popolano il quartiere e la sola persona che può aiutare Paul è Jean-Louis Schiffer (Jean Reno), uno tra i suoi colleghi più anziani, che ha la fama di poliziotto corrotto.

Il film di Chris Nohan è un bel thriller dall'ottima regia, ed una sceneggiatura buona fino a tre quarti dalla conclusione. Non che il finale non meriti, ma il discostarsi dal libro originale (che era ben diverso) lascia un poco l'amaro in bocca: certi sorprendenti cambi di registro da parte dei protagonisti lasciano il tempo che trovano.
"L'impero dei lupi" ha comunque il merito di portare sullo schermo tematiche reali ed attuali come quella dei partiti oltranzisti turchi, una nazione che proprio in questi giorni sta al centro di polemiche e discussioni, a proposito del suo probabile ingresso in Europa.
Il film non si preoccupa di dare una chiave di lettura politica, ma il fatto stesso di parlarne è già interessante. Così come è "quotidiano", e quindi stimolante, il discorso legato agli esperimenti scientifici fatti in chiave antiterroristica.
Jean Reno, ancora una volta è un poliziotto, e seppur non sia quell'incorruttibile commissario Niemans dei Fiumi di porpora, impersona al meglio il ruolo di un poliziotto duro e intransigente (con chi dice lui). Accanto a lui la migliore è Arly Jover, novella Nikita d'oltralpe.

La frase: "Tutto qui?"
"E' già abbastanza…"

Andrea D'Addio

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