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Lights Out - Terrore Nel BuioLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato04 agosto 2016Voto: 6.5
“Lights Out - Terrore nel buio” è il film horror di David F. Sandberg, che segna il suo esordio alla regia nel settore dei lungometraggi cinematografici. Scritta dallo stesso regista e interpretata dal piccolo Gabriel Bateman, Teresa Palmer e Maria Bello, la pellicola ruota intorno a una presenza tanto aggressiva quanto inquietante. Quando Rebecca se n’è andata di casa, pensava di aver lasciato dietro di sé le sue paure di bambina. Crescendo, non era mai sicura di cosa fosse reale e cosa non lo fosse quando le luci si spegnevano e adesso il suo fratellino, Martin, sta vivendo gli stessi inspiegabili e terrificanti eventi che avevano già messo alla prova la sua sanità mentale e minacciato la sua sicurezza durante la sua infanzia. Una spaventosa entità con un misterioso attaccamento alla madre, Sophie, è riemersa. Questa volta però, quando Rebecca arriva a pochi passi dalla verità, le loro vite saranno in pericolo, ma solo quando si spegneranno le luci.
Se da una parte Lights Out poteva essere un grande horror, uno di quelli da vedere e rivedere più volte, dall’altra il risultato finale è stato alquanto deludente. Il regista, infatti, non è riuscito a mantenere l’attenzione del pubblico per tutta la durata del progetto, nonostante l’indubbia originalità del soggetto: una presenza che si manifesta solo al buio e scompare nel momento in cui viene accesa la luce, o meglio risulta invisibile agli occhi di chi guarda, ma in realtà è onnipresente. Il problema sta nelle modalità di svolgimento della storia, in quanto David F. Sandberg passa da scene forti e ricche di suspance (ma non abbastanza da tenere lo spettatore incollato alla sedia) a momenti caratterizzati da una lentezza che poco si addice a un film di questo genere e che spesso risultano inutili ai fini del racconto. Il regista, infatti, si sofferma più volte su particolari che non sono necessari. Che senso ha riprendere per dieci minuti una stanza? Per rendere la scena più paurosa? Non sempre funziona e, quando certi momenti si tirano per le lunghe, il rischio è di annoiare il pubblico. In effetti, così è stato: sicuramente in qualche occasione avrete anche voglia di controllare il tempo per capire quanto ancora manca alla fine del film. C’è di buono che non mancano situazioni imprevedibili, anche se a prevalere per tutta la durata della pellicola è la prevedibilità di quanto accadrà da lì a pochi minuti. Questo elemento colpisce soprattutto nel finale, che non manca di originalità, ma non sorprende a causa degli ‘indizi’ lasciati nel corso della storia e viene portato avanti in maniera troppo veloce per essere apprezzato a pieno. Per scrivere e dirigere un horror ci vuole esperienza, bravura, tecnica e fantasia, ma qui Sandberg non manca di cadere nei cliché tipici del genere. Oltre alla colonna sonora dai toni cupi (come è giusto che sia in un horror), un elemento che colpisce nel film è il motivo per cui la presenza si manifesta, che - diversamente da altri progetti - ha un carattere psicologico e rimanda al passato tormentato della madre (Maria Bello) dei due protagonisti. Non possiamo dirvi nulla di più preciso sulla trama, ma se c’è un motivo per cui il lungometraggio merita di essere visto è proprio il segreto legato all’infanzia della donna (sono presenti diversi rimandi a quando lei era solo una bambina sola), oltre al soggetto e all’interpretazione degli attori principali. Questi ultimi, infatti, a volte appaiono agli occhi dello spettatore più inquietanti della manifestazione stessa, almeno fino a quando non avrete modo di vederla nella sua totalità (inizialmente si mostra solo come una sorta di sagoma nera con "artigli affilati"). Sicuramente, a dare un tocco in più sono gli effetti speciali ben sviluppati e quella pennellata di ironia che non guasta mai (giusto un paio di battute qua e là), ma anche la scelta di iniziare la storia da un evento drammatico. Sappiamo che gli horror sono volti al semplice intrattenimento, ma non sempre è così. In questo caso, infatti, emerge uno dei temi più importanti che possano esistere: la forza dell’amore per i propri cari e quanto si è disposti a fare per difenderli dal male. Come avrete capito, la pellicola non è certamente da buttare, ma gli appassionati del genere potrebbero non uscire completamente soddisfatti dalla sala cinematografica. La frase dal film:
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