L'estate di Martino
Il 27 giugno 1980 precipita il DC-9 dell'Itavia, è la strage di Ustica. Poco più di un mese dopo, il 2 agosto, un’altra tragedia colpisce l'Italia, la bomba alla stazione centrale di Bologna. Sono questi due cruenti episodi a segnare cronologicamente il tempo del racconto di "L'estate di Martino", non a caso inizialmente intitolato "Luglio '80".
Siamo in Puglia, vicino Brindisi, intorno alla splendida spiaggia di Torre Guaceto. Niente scuola, le giornate si passano con gli amici bighellonando in spiaggia. Martino però è un tipo piuttosto schivo, non lega molto con il fratello poco più grande di lui, anzi ha addirittura una cotta per la sua ragazza. Il papà è un uomo severo che passa tutte le giornate in fabbrica a lavorare, non ascolta tanto i suoi figli, non né ha la forza quando torna a casa la sera, si limita ad imporre. Martino trova così qualcuno che lo ascolti nel capitano americano di un presidio della Nato sulla costa pugliese. A farli incontrare è il surf: Martino vuole imparare a cavalcare le onde così come ha visto fare a dei militari statunitensi. L'incontro cambierà le vite di entrambi.
Massimo Natale, dopo una lunga carriera da ufficio stampa cinematografico e teatrale, segna il suo esordio dietro la macchina da presa con un film dedicato al pubblico più giovane, ma nient'affatto banale o semplicistico come capita a tanti altri esordi italiani, soprattutto quando confezionati come "favole". Sfruttando abilmente la buona sceneggiatura di Giorgio Fabbri (premio Solinas nel 2007), Natale riesce a ricreare le atmosfere tipiche dei ricordi "d'estate", lasciando che la malinconia di un tempo che non c'è più si sposi al contempo con la classica storia di formazione giovanilistica in cui basta un incontro a segnare, per sempre, la personalità futura del ragazzo che sarà. Non c'è un dettaglio, che sia l'interpretazione in italo-americano della star dell'Hair cinematografico, Treat Williams, o le scene di surf in mare, in cui non si avverta una grande attenzione affinché il prodotto sia fluido e realistico in tutte le sue componenti, senza dare l'idea di avere avuto a disposizione un budget non certo a grandi cifre. Anche il racconto della favola di Dragut, un flashback che ritorna a più riprese durante la storia, non cade mai nella retorica e si inserisce placidamente all'interno della trama (ricordando, per certi versi, l'ambizioso ed emozionante "L'uomo fiammifero" di Marco Chiarini).
Sceneggiatura, regia, interpretazioni, fotografia: "L'estate di Martino" è una di quelle pellicole che dimostrano come del buon cinema, anche con pochi mezzi, sia possibile. Basta avere intelligenza ed umiltà, componenti che spesso mancano purtroppo ad autori e produzioni ben più popolari.

La frase:
- "Io non penso che voi americani non siate andati alle Olimpiadi per paura di perdere"
- "Tuo padre è comunista?"
- "E' molto comunista".

Andrea D'Addio

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