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Leonera
Julia, una giovane incinta di tre mesi, si risveglia tra il sangue e i segni di una rissa nella sua casa di Buenos Aires, accanto al corpo del suo ragazzo e a quello, ferito e privo di coscienza, dell’amante di lui, Ramiro. Cosa sia accaduto non è dato sapere, Julia pare non rammentarlo e neppure è interesse del regista chiarircelo (anche se si può intuire). Di fatto Julia viene incarcerata in attesa del processo.
La vicenda parte proprio da qui: dall’esistenza della giovane nella sezione del carcere in cui si trovano le donne con figli piccoli (che possono restare con loro fino all’età di quattro anni). Da un iniziale rifiuto della gravidanza e del neonato Tomàs, a un forte attaccamento materno: finché la madre della giovane le toglierà il figlio prima del tempo.
Il titolo del film, Leonera, è da intendersi in duplice significato: sia come leonessa, disposta a battersi a sangue per la prole, sia riferito al nominativo dato a chi "passa in mezzo ad un mare di gente che gli urla addosso di tutto".
Il regista argentino Pablo Trapero (Nacido y criado, 2006) nelle intenzioni vorrebbe proporci un ritratto di donna indimenticabile, forte e volitiva, che trova nella maternità lo scopo per lottare e per continuare a vivere. E Julia è sì indimenticabile, ma per l’interpretazione nervosa e sensibile di Martina Gusman, moglie del regista, che regge da sola tutto il film. In realtà le quasi due ore di visione non aggiungono nulla a ciò che abbiamo già visto o letto: l’esistenza quotidiana in un carcere è descritta minuziosamente e realisticamente, così come i legami tra le detenute. Trapero riesce a trasmetterci l’impressione surreale alla vista di bambini che corrono e giocano in luoghi di sbarre e recinti. Ma niente sappiamo dei pensieri e delle motivazioni di Julia, che ci resta misteriosa, ignota, che vediamo passare da passiva carcerata ad attiva contestatrice e quasi manipolatrice, in nome della propria sopravvivenza, ma soprattutto di quella del figlio.
Molto suggestivi i titoli di testa, accompagnati da un’allegra filastrocca infantile.
La frase: "Io ti do una mano, tu mi dai una mano. Abbiamo un accordo".
Giulia Baldacci
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