Le frise ignoranti
Road movie con sole, mare e panzerotti. Potremmo riassumere con poche parole “Le Frise Ignoranti”, film diretto dal candidato all’Oscar con il cortometraggio “Senza Parole” nel 1996.
La pellicola è l’ennesima girata in Puglia, regione si splendida, ma troppo spesso abusata per via della Film Commission locale che elargisce finanziamenti come se fossero caramelle. Il titolo dell’opera è un omaggio, per nulla velato, al successo “Le fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek.
La commedia parla d’amore, d’amicizia e della famiglia, ma le mischia tutte rischiando di confondere lo spettatore e di annoiarlo con una comicità trita e ritrita. Il cameo di Lino Banfi nei panni del neoborbonico cavalier Lanotte è perfetto per tempi i comici, ma talmente misero in minutaggio da non poter essere pienamente apprezzato. “Ti spezzo la noce del capocollo”, è una battuta sentita più volte e serve a provocare quell’effetto nostalgia di cui troppo spesso abusano le pellicole contemporanee cercando di ricreare le classiche commedie all’italiana.
Il protagonista è Luca (l’esordiente William Volpicella), accompagnato da Willy (Giorgio Gallo), Nicola (Davide Donatiello) e, soprattutto, dal divertente Franchino (Nicola Nicocella, già visto in “Un’estate al mare”, “Come tu mi vuoi” e la serie tv “RIS Delitti imperfetti”). Francesco Pannofino è la sorpresa maggiore nei panni di Mimmo, un papà scapestrato, e torna alle origini sfoderando un ottimo pugliese (i genitori sono originari di questa regione).
Le vicende del gruppo hanno una svolta dopo “una notte da leoni” del più sfigato del gruppo, Franchino, che nonostante non abbia un fisico filiforme è il vero playboy del gruppo: per un incidente va a letto con la moglie del suo migliore amico, interpretata dalla splendida Eva Riccobono. Uno dei personaggi più simpatici e irriverenti è Dario Bandiera, ma non riesce da solo a reggere il peso di una sceneggiatura a tratti troppo sopra le righe. Lui e Pannofino meritavano sicuramente un ruolo più centrale, a conferma del fatto che sono proprio i dialoghi e la storia l’aspetto debole de “Le frise ignoranti”.
La ricerca del padre del frontman de “Le frise ignoranti”, l’omonimo gruppo musicale dei quattro amici che dà il nome al film, non è altro che la ricerca della loro strada per il piccolo gruppo, ma lo spettatore non arriva a destinazione insieme a loro perdendosi molto prima. Durante la ricerca del padre Luca troverà la vera felicità e anche un tassello della sua infanzia che pensava fosse perduto per sempre.
La fotografia e la musica sono gli aspetti tecnici migliori del film, ma giocare con un paesaggio splendido come la Puglia è facile per qualsiasi regista che abbia un minimo di nozioni sull’utilizzo della macchina da presa.
In sostanza “Le frise ignoranti” è un’opera mediocre che otterrà un discreto successo nel sud Italia, ma nel resto dello Stivale è destinata a soccombere davanti alle altre proposte in sala di ben altro spessore tecnico e commerciale.
La frase:
"Bluffa con gli altri ma non bluffare mai con te stesso".
a cura di Thomas Cardinali
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