L'amore non basta mai
Sarà che a Roma l'Estate non è ancora finita e che dopo quello di Settembre adesso tocca al sole delle famose Ottobrate, ma a vedere un film svedese in questa stagione nella Capitale viene voglia di infilarsi un bel cappotto e di dedicarsi finalmente agli ozii invernali.
"L'Amore non basta mai" non tradirà le vostre aspettative di neve e slitte ed alci, ma se poi pensate di vedere sullo schermo ragazze tutte trecce bionde ed occhioni blu rimarrete delusi, perché la protagonista Sofia Helin alias Mia con le sue puntelle e il suo bel viso acqua e sapone sembra uscita piuttosto da una sit-com alla "Friends", anche le sue sorelle maggiori sono vichinghe piuttosto anomale e la madre di tutte e tre è una specie di Sora Lella scandinava.
A parte questo, Mia vive e lavora a Stoccolma e controvoglia si mette in viaggio per raggiungere la Dalecarlia (niente paura è solo una regione) dove è cresciuta e da dove manca da tempo, per festeggiare i settanta anni del padre.
Lì la aspetta la famiglia al gran completo e così vediamo quello che ci aspettiamo di vedere, e cioè che la vita di provincia nasconda piccoli e grandi orrori quotidiani, il parentado, ipocrisie ed incomprensioni e che una tranquilla festa di compleanno, fra vodka e violini locali, diventi quasi un rito di iniziazione e di superamento di qualche boa esistenziale.
Insomma la sceneggiatura della regista Maria Blom potrebbe lasciare in bocca un bel po' di "deja vu" nordico se poi non ci raccontasse anche che magari, come recita il titolo del film, è vero, a volte l'Amore non basta mai.
O quanto meno non basta a Mia l'amore assente del ragazzino rasta che l'ha messa incinta e nemmeno sa di averlo fatto, nè quello distratto dei genitori, né soprattutto quello nevrotico della sorella Eva o quello svampito dell'altra sorella Gunilla.
Anche se a tutte e tre basterebbe così poco per avvicinarsi l'una all'altra, superare quello che le divide e condividere invece la vita e la sua imprevedibilità.
La Blom, che con la complicità del suo cast punta alla candidatura all'Oscar per il miglior film straniero e ha già vinto in patria lo Swedish Award, attraverso la deformazione comica assolve con tenerezza gli orgogli e le chiusure della provincia dalla quale proviene e fra visto e ri-visto azzecca tutto quello che c'è da azzeccare, vita e morte, dolce ed amaro, tempi e ritmi, atmosfera e personaggi, finchè nel finale non lascia Mia a riflettere sulla strada che dalla Dalecarlia la riporta a casa.
Una strada che somiglia sicuramente a una di quelle che, con meno freddo e meno neve, chissà quante volte ha riportato a casa anche noi dopo aver salutato le nostre numerose e litigiose italiche famiglie.

La frase:
"Ti ricordi che eri innamorata di me?"
"Si, ma avevo 6 anni…"

Max Morini

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