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La mia vita senza me
Ha solamente 23 anni ed è già moglie e madre di due bambine. Anne vive con la sua famiglia in una roulotte sistemata nel cortile della casa della madre, fa le pulizie la notte nell'Università della città dove vive mentre suo marito, spesso disoccupato, si occupa delle figlie. È una vita semplice la sua, ridotta ai minimi termini, senza più sogni e senza alcuna aspirazione ad un cambiamento. Ma si è abituata così e non ci pensa più.
Fino a quando a causa di un malessere non è costretta ad andare in ospedale dove scopre di avere un cancro troppo esteso per essere curato e che le lascia pochi mesi di vita.
Una notizia di morte tremenda e crudele che paradossalmente la riporterà alla vita, ritrovando la necessità di sognare e soprattutto di realizzare desideri abbandonati fino a quel giorno nel buio dell'oblio. Nella sua lista di cose da fare esprime anche un desiderio d'amore nuovo, diverso che non mette in discussione il suo matrimonio, ma che le permette piuttosto di credere di aver vissuto più intensamente, di essere passata cioè con più vigoria attraverso gli avvenimenti della sua breve vita.
E tutte le cose che faceva prima senza perché, diventano ora motivo di gioia o di dolore, per il valore nuovo che Anne da loro.
Una scrittura cinematografica difficile da affrontare e non solamente per quel doloroso sentimento di morte che pervade la storia ma anche, e forse soprattutto, per l'affacciarsi di quel corrispondente e più vigoroso impulso alla vita. La regista spagnola ancora una volta sceglie un argomento dai contorni drammatici che commuove ma che non scade mai nel melodramma. Si muove in equilibrio tra la vita e la morte, i sogni e la realtà della protagonista che, come risvegliata da un lungo sonno, riprende finalmente in mano le fila di un destino segnato, ma al quale può chiedere ancora come morire.
E lo sguardo nuovo sulle cose e sulle persone di Anne colpisce anche noi, spettatori per lo più ignari di quello che possediamo e assolutamente inconsapevoli di tutto ciò che sotto la superficie del mondo si nasconde.
La macchina da presa della Coixet che segue così da vicino Anne e percorre con lei quel suo ormai ridotto cammino, ci lascia così intravedere la possibilità di nuovi significati e, pur assecondando il naturale timore per la morte, ci rivela quanto sia sempre vivo l'appetito per la vita.
Valeria Chiari
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