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La furia dei Titani











Regista dello "Scontro tra titani" che, nel 2010, si propose quale piuttosto fedele rifacimento in tre dimensioni dello "Scontro di Titani" diretto ventinove anni prima da Desmond Davis e caratterizzato dagli effetti speciali in stop motion del maestro Ray Harryhausen, il francese Louis Leterrier figura soltanto in qualità di produttore esecutivo in questo sequel a cura del Jonathan Liebesman responsabile dell’ottimo "Non aprite quella porta - L’inizio" (2006) e del pessimo "World invasion" (2011).
Quindi, il Sam Worthington di "Avatar" (2009) torna a vestire i panni di Perseo, semidio figlio di Zeus alias Liam Neeson, il quale, una decina di anni dopo aver sconfitto il Kraken, tenta di vivere la vita di normale pescatore insieme al piccolo rampollo Elios, con le fattezze di John Bell; senza immaginare, però, che, indeboliti dalla mancanza di devozione degli uomini, gli dei stanno perdendo non solo la propria immortalità, ma anche il controllo dei titani che avevano imprigionato e del loro feroce capo Crono, tanto tempo prima condannato a marcire negli oscuri abissi del Tartaro.
E, senza perdere tempo, una volta presentati i personaggi si passa immediatamente al movimento, con il turbolento scontro che vede coinvolta Chimera, mostruosa creatura che, fornita di ali di drago, teste di leone e di capra e una di serpente in cima alla coda, sembra essere soltanto la prima a comparire nel corso dei circa cento minuti di visione.
Infatti, non mancano il Minotauro e giganteschi Ciclopi a complicare il percorso affrontato da Perseo per sconfiggere i titani e salvare il padre dal momento in cui quest’ultimo viene catturato da Crono e sulla Terra si scatena l’inferno; mentre tornano in scena anche Ralph Fiennes nel ruolo di Ade e Danny Huston in quello di Poseidone.
Tutti al servizio di un’operazione che, con i nuovi arrivati rappresentati dalla regina guerriera Andromeda, da Argenor e dal dio caduto Efesto, rispettivamente con i volti di Rosamund Pike, Toby Kebbell e Bill Nighy, pur non proponendo nient’altro che l’ennesimo spettacolo fracassone a base di massicce dosi d’azione ed effetti digitali, risulta leggermente superiore rispetto al precedente tassello, senza infamia e senza lode.
Sia per quanto riguarda l’impiego del 3D, capace di regalare in maniera efficace le sensazioni di profondità e di rilievo, sia – anzi, soprattutto – perché il look generale sembra distaccarsi da quello quasi da videogioco del film di Leterrier per rispecchiare, invece, l’aspetto retrò della succitata pellicola di Davis. O, comunque, delle storiche fanta-produzioni mitologiche impreziosite dai "vecchi" ma ancora oggi affascinanti fx di Harryhausen, "Gli argonauti" (1963) in primis.

La frase:
"Nell’antichità, il mondo era governato da dei e da mostri".

a cura di Francesco Lomuscio

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