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Jurassic World - Il Regno DistruttoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio06 giugno 2018Voto: 6.5
Assente sia in “Jurassic park III” di Joe Johnston che nel “Jurassic world” che, diretto da Colin Trevorrow, ha provveduto nel 2015 a fare contemporaneamente da quarto capitolo e da reboot della popolare saga iniziata nel 1993 da Steven Spielberg con l’acclamato “Jurassic park” e proseguita dallo stesso, quattro anni più tardi, tramite il dimenticabilissimo “Il mondo perduto – Jurassic park”, Jeff Goldblum torna brevemente a ricoprire il ruolo dell’eccentrico matematico Ian Malcolm.
Perché, come nel capitolo precedente, i protagonisti sono Chris Pratt e Bryce Dallas Howard rispettivamente nei panni di Owen Grady e Claire Dearing, in questo caso entrambi impegnati ad intraprendere una campagna per la salvaguardia dei dinosauri rimasti su Isla Nubar dopo aver distrutto il parco tematico e resort di lusso del titolo, in quanto il vulcano dormiente dell’isola sembra essere pronto a riprendere la sua attività, provocando una catastrofe che li porterebbe all’estinzione. E, con conseguente pericolo di annegamento, è proprio la lunga e tesa sequenza dell’eruzione che vede coinvolte creature preistoriche in abbondanza, fiumi di lava incandescente ed il brillante membro del Dinosaur Protection Group Franklin Webb alias Justice Smith a rientrare tra le maggiormente memorabili proposte nel corso delle oltre due ore di visione. Oltre due ore di visione che, al di là della esperta paleo-veterinaria Zia Rodriguez dalle fattezze di Daniella Pineda, introducono, tra gli altri, il malvagio Eli Millis in possesso di quelle di Rafe Spall e lo spietato mercenario Wheatley, ovvero Ted Levine, da lui incaricato per dirigere l’operazione mirata a condurre i lucertoloni in una riserva privata. Infatti, è una cospirazione che potrebbe riportare l’intero pianeta ad un pericoloso stato di disordine a rappresentare la minaccia di cui aver timore in un quinto capitolo che, con il già menzionato Spielberg ancora una volta presente in qualità di produttore esecutivo e massicce dosi di animatronica fortunatamente privilegiate rispetto all’effettistica digitale, non manca di tirare in ballo, ovviamente, nuove tipologie di mostruosi colossi; dal Baryonyx al Carnotaurus, fino al temibilissimo Indoraptor, arma perfetta per l’era moderna, caratterizzato da un dna che è un miscuglio empio di Velociraptor e Indominus rex. La vera star di un’operazione che, chiaramente infarcita di messaggio ecologista, il nuovo arrivato dietro la macchina da presa J.A. Bayona gestisce conferendole un look che non manca di sfiorare l’horror, testimoniando la sua provenienza da lavori quali “The orphanage” e “Sette minuti dopo la mezzanotte”, dai quali, inoltre, recupera Geraldine Chaplin per trasformarla nella governante Iris. Del resto, è tra pioggia che cade e toni darkeggianti che orchestra l’avvincente fase finale di un insieme che fa del movimento e della spettacolarità le sue parole d’ordine, andando a proseguire ulteriormente (e senza deludere) una serie che, in fin dei conti, ha sempre camuffato la propria pochezza generale dietro la capacità di regalare intrattenimento da pop corn movie. La frase dal film:
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