Jimmy della Collina
Questa opera seconda di Enrico Pau è tratta da un emozionante romanzo di Massimo Carlotto e racconta le esperienze di un giovane, non ancora maggiorenne, di Sarroch, paese poco lontano da Cagliari situato a ridosso di una importante raffineria petrolchimica.
Jimmy, il protagonista della storia, proviene da una famiglia di operai, occupati proprio nella raffineria. La sua unica reale prospettiva è quella di seguire le orme del padre e del fratello, di cui si festeggia simbolicamente la recente assunzione, in fabbrica. Ma Jimmy ha dei sogni, la sua mente aspira a qualcosa di diverso, vaga per paesi lontani, in particolare vorrebbe partire per il Messico. Per realizzare il suo sogno non esita a ricorrere ai consigli di un esperto ladro per fare una rapina. Ma l’inesperienza di Jimmy, unita al tradimento dei suoi complici, gli spalancano le porte del carcere minorile di Quartucciu e, successivamente, quelle della comunità “La collina”, diretta da Don Ettore Cannavera, che svolge un lavoro importantissimo di recupero e reinserimento di questi sfortunati giovani.
Un percorso, quello descritto da Pau, che scandaglia i sentimenti, i desideri di un giovane che sente dentro di se una grande rabbia e frustrazione, scontento della sua condizione e che, nell’errato tentativo di migliorarla, sprofonda in un abisso di sbarre e disperazione. Una storia tragica, descritta dal regista con sensibilità e delicatezza, ma che allo stesso tempo mostra con impietosa freddezza la dura realtà in cui vivono questi giovani, la fragilità nascosta dietro atteggiamenti strafottenti e aggressivi.
A supportare il regista in questa difficile narrazione un cast veramente dotato, a partire dal giovane protagonista interpretato da Nicola Adamo, che riesce ad esprimere il disagio del suo personaggio con la sola espressione degli occhi. Bravissima e intensa anche Valentina Carnelutti nei panni di Claudia, personaggio fondamentale nella dinamica della storia, sempre presente nella vita di questi giovani.
Una pellicola impegnata, che coinvolge lo spettatore di qualsiasi età e lo porta all’interno del mondo di Jimmy. Lo trasporta all’interno di quel carcere, le cui sbarre sembrano chiudersi attorno anche a chi guarda il film, e gli fa provare la speranza quando varca il cancello, che rimane sempre aperto, della comunità.
"Jimmy dalla collina" è un altro di quegli esempi positivi della cinematografia italiana che, realizzato con un budget limitato, ha già ricevuto numerosi riconoscimenti e, cosa ancora più importante, l’approvazione degli spettatori, in particolare degli adolescenti che si riconoscono in Jimmy.

La frase: "C’è la fila per un posto in fabbrica".

Erika Melis

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