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Io, Robot
Una proiezione particolare... una sala Warner con un promo della Medusa, un marchio, la US Robotics, che da quando vivo nel mondo del personal computer, e non è poco tempo, è stata sempre sinonimo di modem (ne ho avuti ben due), e che da oggi - o meglio da domani - è invece sinonimo di "robot". Al di la della spesa di marketing della USR, e di tutte le altre multinazionali che hanno esposto il loro bel "brand" in questa libera trasposizione cinematografica dei racconti di Asimov, Io robot è ben concepito e soprattutto credibile grazie alla sua ambientazione da "prossimo futuribile" piuttosto che da fantascienza sfrenata.
L'intento della USR è quello di far si che nel mondo ci sia almeno 1 robot ogni 5 umani. I robot sono il futuro: aiutano nei lavori pesanti, fanno compagnia e sono affidabili al 100%. Questo grazie alle tre leggi della robotica stabilite dal professor Lanning:
1. un robot non puoi mai arrecare danno ad un essere umano o far si che attraverso la sua inattività un essere umano possa restare ferito;
2. un robot deve obbedire agli ordini di un essere umano a meno che non contrastino con la prima legge;
3. un robot deve proteggere la sua esistenza a meno che questo non contrasti con la prima o la seconda legge.
Del Spooner (Will Smith / MIB) è un poliziotto che, a differenza del resto del mondo, non crede che i robot siano delle macchine così perfette. Questa sua ossessione gli crea non pochi problemi al lavoro, ma allo stesso tempo fa si che quando il Prof. Lanning viene trovato morto, sia lui il primo ad essere chiamato.
L'apparente suicidio di Lannig non convince assolutamente Spooner che decide di indagare sul caso affiancato dalla Dr.sa Calvin (Bridget Moynahan / La regola del sospetto).
Decisamente più thriller che azione, il film mutua tutta l'atmosfera del racconto di Asimov ad eccezione della figura della dottoressa Calvin che è un po' troppo emotiva rispetto all'originale. La regia di Proyas (Dark City) ci restituisce una Chicago del 2035 molto credibile anche grazie al dipartimento degli effetti speciali.
I robot progettati dallo scenografo Tatopulos (Indipendence Day) sono antropomorfi e particolarmente flessuosi, modellati sull'archetipo del ballerino Paul Mercurio. Il robot dotato di un ego, Sonny, è invece l'attore Alan Tudyk, su cui poi ha pesantemente lavorato il dipartimento degli effetti speciali guidato dalla Digita Domain.
Un film che oltre all'aspetto spettacolare indaga sull'essenza dell'essere. Cosa ci rende vivi? Le emozioni, il pensiero, la possibilità di scegliere... Sonny in realtà è in grado di fare tutto ciò ed è proprio questo che non lo rende più un robot, ma qualcosa di diverso.
Curiosità: la macchina di Spooner nel film è una Audi RSQ realizzata appositamente in unico esemplare.
La chicca: il gatto del dottor Lanning si chiama "Asimov" (guardate la targhetta).
La frase: "La simulazione delle emozioni, porta alla perdita di controllo."
Indicazioni: Se vi piace la fantascienza che coniuga classico a tecnologico.
Valerio Salvi
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