Inti-Illimani - Dove cantano le nuvole
"Inti-Illimani" è il primo documentario presentato da Distribuzione Indipendente e non è difficile intuirne il soggetto: lo storico gruppo di musicisti folk (e non solo), importantissimo sia per la storia contemporanea del Cile, che per l’immaginario italiano dagli anni ’70 in avanti. Gli Inti-Illimani, oltre ad essere eccellenti musicisti, costituiscono per i cileni, un fortissimo simbolo di libertà dalla dittatura di Pinochet e per gli italiani, sono un gruppo amatissimo, ospitato nel nostro paese perché in esilio dal proprio.
Girato con mezzi leggeri, ma non per questo di scadente qualità, "Inti-Illimani" è un documentario musicale costituito da interviste e filmati di concerti, che si alternano in parti uguali; le interviste sono rivolte sia al popolo cileno (chiamato a dire la sua sul gruppo), sia ai musicisti che, uno alla volta, si raccontano. Interessante è la presenza di filmati originali del golpe cileno del ’73, seguiti poi da filmati d’archivio che testimoniano la fine della dittatura; si tratta di una scelta artistica umile ed efficacie: raccontare un accadimento storico attraverso le "immagini del reale", mettendo da parte la propria egocentricità autoriale. Carica di significato è la sequenza, raccontata attraverso fotografie storiche, del ritorno degli Inti-Illimani in Cile, proprio nel giorno della sua liberazione dalla dittatura.
Formalmente, si tratta di un’opera che rispetta tutte le regole del documentario classico, ma contiene qualcosa di più: l’energia che viene dal cuore dei musicisti e da un popolo che vuole essere libero.
Un documentario davvero emozionante, che poco ha in comune con un documento divulgativo. Un’opera capace di coinvolgere anche chi non ha vissuto gli anni del golpe o chi, semplicemente, non ha mai ascoltato in modo approfondito i dischi del gruppo. In questo senso, il documentario di Francesco Cordio e Paolo Pagnoncelli è aperto a tutte le generazioni, giovani o adulte che siano: realizzato con passione, non perde la scommessa della comunicazione ad un pubblico ampio ed eterogeneo.
I due registi si pongono come principale obbiettivo, quello di far trasparire l’importanza culturale e musicale del gruppo; sono stati un grande simbolo per la sinistra militante, ma sono anche molto altro. Per questo, realizzano un lungometraggio che tenta di svincolarsi dalla pesante aura politica che i protagonisti portano con sé, e vi riesce bene: non possono mancare riferimenti alla morte di Allende, al golpe e alla caduta di Pinochet, ma la vera protagonista rimane la musica.
Musica ideata e portata in giro per il mondo da un gruppo che cambia nel tempo, anche grazie all’entrata di nuovi membri che sanno ben raccogliere l’eredità dei loro predecessori e che, anzi, permettono una continua evoluzione dello stile inconfondibile degli Inti-Illimani.
La frase:
"Un progetto culturale che appartiene al pueblo".
a cura di Fabiola Fortuna
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