Il vestito da sposa
L'avevamo lasciata brigatista e la ritroviamo studentessa. Il ritorno di Maya Sansa sul grande schermo è affidato a questa pellicola del 2002 diretta da Fiorella Infascelli. Brava a creare pathos nello spettatore, disinibita e "naturale" come poche altre sanno essere, la giovane attrice romana aggiunge un altro personaggio complesso e ricco di contraddizioni al suo carnet cinematografico.
Il tema toccato dal film è molto delicato e le situazioni prospettate sono difficili da accettare e condividere. L'occhio della cinepresa cerca di scovare negli animi dei protagonisti tutti quei pensieri e quelle emozioni che spesso restano nascosti negli anfratti più bui. Non giudica e non condanna, ma cerca di mostrare quel lato oscuro che ognuno cela e che in alcuni casi, purtroppo, raggiunge livelli di brutalità e barbarie inimmaginabili.
Stella, (Maya Sansa - Buongiorno, notte) studentessa di veterinaria, è nell'atelier di abiti da sposa di Franco (Andrea Di Stefano - Angela) per l'ultima prova del suo vestito. Subito dopo, felice e spensierata si reca sotto una grande quercia per incontrare Andrea, il suo fidanzato. I due restano a parlare e coccolarsi per un po', ma quando il ragazzo va via, Stella decide di restare per rivedere degli appunti. E' proprio in quel momento che quattro loschi figuri la sorprendono alle spalle e la violentano.
La ragazza reagisce rinchiudendosi in casa, abbandonando l'università e rifiutando di sposarsi. Pian piano però, anche le cicatrici più profonde si rimarginano e Stella torna alla vita. Trova lavoro in una pasticceria e cerca di dimenticare quell'esperienza terribile. Incontra di nuovo Franco, lo stilista, ed iniziano a frequentarsi. Insieme cercheranno di dare una svolta alle loro vite, ma la verità non tarderà a presentarsi, tragica e inaspettata, proprio quando tutto sembrava andare per il meglio.
Il risultato, sicuramente apprezzabile dal punto di vista sociale, resta poco entusiasmante dal punto di vista cinematografico. Le scene si susseguono lente, la trama si affossa in più punti, i dialoghi a volte troppo concitati, diventano scarni e poco coinvolgenti in situazioni in cui si vorrebbe "sapere di più".
Il finale, che potrebbe stimolare lo spettatore a porsi domande sulla natura dei sentimenti di Stella, sul destino che dovrebbe spettare a Franco, sul futuro delle loro vite, viene rovinato da una trovata banale: una vendetta violenta ma quasi sovrumana, che per molti versi ricorda quelle viste in Carrie-Lo sguardo di satana.

Teresa Lavanga

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