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Il Sangue dei Vinti
Si comincia con una luce che irrompe simbolicamente nel buio e, ovviamente, nel corso della narrazione non mancano immagini ed estetica da orrore su celluloide, tra ritrovamenti di cadaveri e la fredda uccisione di un bambino tramite pistola.
Del resto, a trasporre sullo schermo "Il sangue dei vinti" di Giampaolo Pansa è il Michele Soavi autore di horror cult del calibro di "Deliria" e "La chiesa", che introduce il personaggio di Francesco Dogliani, interpretato con la solita professionalità da Michele Placido ed assente nel romanzo, il quale, a distanza di anni, inizia un doloroso viaggio nella memoria insieme alla giovane figlia della prostituta Costantina, vittima di morte violenta nel 1943 e con le fattezze di Barbora Bobulova. Viaggio nella memoria volto da un lato a chiarire una volta per tutte i contorni del giallo e dall'altro a scoprire che fine ha fatto Lucia, sorella repubblichina dell'uomo nei cui panni troviamo Alina Nedelea, presa dai partigiani e mai più ritrovata.
Da qui, con un buon cast che comprende anche Ana Caterina Morariu ("Il mio miglior nemico"), Alessandro Preziosi ("Vaniglia e cioccolato") ed i veterani Philippe Leroy ("Milano calibro 9") e Giovanna Ralli ("Il pranzo della domenica"), Soavi costruisce un pezzo di storia bellica su celluloide tutt'altro che politicamente schierato, mettendo in luce sia le malefatte naziste che i meno conosciuti crimini attuati dai partigiani, al solo fine di ricordare che, nonostante la differenza che si fa tra amici e nemici durante i conflitti, si tratta sempre e comunque di esseri umani.
E, con il consueto sfoggio di grande capacità tecnica, lo fa basandosi sullo script ben costruito da Dardano Sacchetti ("Lo squartatore di New York") e Massimo Sebastiani, difficilmente capace di annoiare ed al cui interno risultano innestate a dovere le lodevoli sequenze di scontro a fuoco, mentre tornano alla memoria sia "Rose rosse per il Führer" di Fernando Di Leo che "La passione di Giovanna D'Arco" di Carl Theodor Dreyer.
Fino ad originali titoli di coda in chiave musical e con il solo rischio di lasciare emergere a lungo andare il look di una fiction televisiva (d'altra parte, dopo lo sfruttamento in sala, il film finirà in tv diviso in due puntate).
La frase: "Non ci sarà nessuna pietà per i vinti, nessuna, è sempre stato così, lo ha scritto Sofocle duemila anni fa".
Francesco Lomuscio
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