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Il fantasma di Corleone
Menzione speciale della giuria al Mediterraneo Festival e selezionato in parecchi Festival internazionali del cinema (Chicago, Courmayer, Rio de Janeiro), "Il Fantasma di Corleone" arriva al cinema dopo parecchi problemi di distribuzione. Alla fine a portare nelle sale il nuovo film di Marco Amenta è stata la Pablo di Gianluca Arcopinto, sempre attenta al cinema indipendente italiano (distribuirono anche "Craj" e "Tu devi essere lupo").
Un film documentario sulla mafia. Il fantasma del titolo è Bernardo Provenzano, uno dei più importanti boss mafiosi dell'ultimo trentennio, riconosciuto da tutti come il capo di Cosa Nostra dopo l'arresto di Totò Riina. Un uomo di cui non si sa nulla, le cui foto che girano come identikit sono il frutto delle più sofisticate tecnologie, la cui esistenza è provata solo dalle testimonianze di pentiti mafiosi. Il lavoro di Amenta è volto a capire le ragioni di questa inafferrabilità. Come operano le forze dell'ordine e la politica perché Provenzano venga catturato?
Ripercorrendo le tappe che bene o male hanno (si spera) ristretto ormai il cerchio intorno al famoso boss, il regista e sceneggiatore palermitano suggerisce a poco a poco la sua idea: se il "fantasma di Corleone" non è stato ancora catturato è perché non lo si vuole catturare. A corroborare questa opinione vengono portate interviste ad eminenti personalità sia della polizia siciliana che della magistratura. Il sospetto che qualcosa non sia effettivamente limpido viene, tanti e abbastanza inspiegabili sono alcuni fatti che è difficile immaginare giustificazioni.
Da un punto di vista cinematografico Amenta cerca di costruire il film su un immaginario dualismo: da una parte Provenzano (interpretato, ma visto sempre di spalle o di riflesso da Marcello Mazzarella) dall'altra il suo "cacciatore", il capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares. Il gioco regge, anche se la difficoltà nel descrivere il Provenzano uomo è un notevole limite.
Nonostante il tema sia nobile ( sembra un luogo comune, ma davvero non si parla mai di mafia. L'avete sentita come priorità in una delle due coalizioni aspiranti al successo elettorale di questi giorni?) qualcosa nel lavoro di Amenta scricchiola. La risoluzione del caso Provenzano sembra quasi che sia la soluzione per qualsiasi problema di Mafia, molto viene taciuto su eventi importanti degli ultimi anni, e le molte insinuazioni ad effetto lanciate, non sempre paiono avere alla base conoscenze specifiche, così come le didascalie a fine film.
Rimane comunque un film che fa (positivamente) discutere, e se pensiamo al recente (e più riuscito) lavoro di Marco Turco "In un altro paese" sempre sulla Mafia, viene quasi voglia di dire che si sta formando un bel filone di cinema d'impegno italiano.
La frase: (a proposito di Bernardo Provenzano) "E' possibile che un uomo riesca a vivere nascosto su un'isola da 43 anni, braccato da centinaia di poliziotti, e continui ad essere il capo supremo di Cosa Nostra?In Sicilia terra di misteri e vulcani, è possibile".
Andrea D'Addio
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