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La felicità porta fortuna - Happy Go Lucky
La quotidianità affrontata quasi fosse un palcoscenico d’avanspettacolo, sopra il quale ripetere al prossimo il proprio slogan: "sorridi alla vita". I riflettori sono tutti per una trentenne (la strabordante Sally Hawkins, Orso d’Argento come miglior attrice e un curriculum tra cinema, televisione, teatro) vestita colorata, kitsch e con improbabili abbinamenti, che si produce in simpatiche smorfie, un’ampia, strampalata gestualità e una buffa andatura dinoccolata. Una figura solare, esuberante e iper attiva che, oltre a lavorare, nel tempo libero balla in discoteca, si ubriaca e - in quanto curiosa per attitudine - da allieva permanente prende lezioni di guida e di flamenco. A proprio agio con gli altri (convive con la sorella ed un’amica, fa la maestra alle elementari), parla continuamente - anche agli sconosciuti – e sempre con la battuta pronta. Autoironica, espansiva e di una gioiosa spontaneità, cerca di cambiare il cattivo umore degli altri ed è pronta ad ascoltare le ragioni del loro malessere, come avviene con il musone e taciturno libraio, l’istruttore di guida disturbato e fanatico religioso (altra caratterizzazione da incorniciare, quella di Eddie Marsan), il problematico bambino che picchia i compagni di scuola, l’insegnante di ballo che durante la lezione ha un’improvvisa crisi di pianto, la sorella bacchettona e con ormonali sbalzi d’umore da gravidanza. Ma sa anche fermarsi, quando si accorge di venir fraintesa.
Scritto e diretto da Mike Leigh, che ha utilizzato una nuova pellicola particolarmente sensibile al multicromatismo, "La Felicità porta fortuna" (equivalente al proverbio nostrano "gente allegra il ciel l’aiuta") è una commedia teatrale nel suo fondarsi sul dialogo ed essere calibrata sulla prova di Hawkins, quasi un folletto che saltella senza sosta da un siparietto all’altro. E’ un Leigh all’insegna di una leggerezza quasi evanescente, che sui ritmi e la ripetitività dei giorni piazza un simbolico, enigmatico, onirico incontro con un barbone mentre l’unico evento di rilievo, oltre ad un teso sfogo sentimentale, è la nascita di una relazione.
La frase:
- "Non vuoi un figlio?"
- "No, ho già preso un kebab"
Federico Raponi
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