Giardini in autunno
Qual è l'essenza del potere e cosa separa chi lo detiene dal resto dell'umanità? Il regista georgiano Otar Iosseliani espone la sua visione del problema in un film lontano da facile retorica e da intenti didascalici, ambientando nella Parigi di oggi una vicenda umanissima e allo stesso tempo velata da una sottile ironia. Vincent, ministro dell'agricoltura, a seguito di una grave crisi viene usato come capro espiatorio e spinto a dimettersi. Inizia un viaggio a ritroso nei luoghi della sua giovinezza, alla ricerca di una vita più semplice e più autentica.

Giardini in autunno è un prodotto puramente cinematografico, animato da curatissimi piani sequenza e da inquadrature preparate meticolosamente. Ciononostante si tratta di una pellicola molto accessibile, in grado di dare numerosi spunti di riflessione. Il potere è considerato un qualcosa di estraneo alla natura dell'uomo, proprio perché lo rende estraneo ai suoi simili.
Una spia evidente di questa interpretazione si può trovare nei numerosi animali presenti in molte scene sia in riproduzioni che in carne ed ossa. Come nelle fiabe di Esopo ogni animale è rappresentazione di una virtù o di un vizio umano, oppure come ha detto lo stesso Iosseliani in un'intervista "rispecchiano le ambizioni dei personaggi". Tuttavia si può notare che le bestie legate al potere, il tucano ed il ghepardo, sono entrambi esotici, estranei alla campagna francese, nobili nell'aspetto e tuttavia prigionieri delle contingenze. La vita vera, con le sue contraddizioni, le piccole gioie ed i dolori, è associata invece ad animali domestici e selvatici, ma in ogni caso familiari: abitanti testardamente docili di una Parigi di aspetto quasi rurale. La capitale francese non viene mostrata, infatti, nei suoi aspetti più turistici, ma come un agglomerato di paesini, ciascuno con il proprio ritmo di vita sonnolento ma allo stesso tempo suscettibile di numerose trasformazioni, soprattutto nel suo panorama umano. I personaggi che l'ex ministro scopre o ritrova compongono un variopinto mosaico umano, indissolubilmente legati se non negli affetti almeno nel destino comune. La perdita del potere in Giardini in autunno non determina la fine, ma una rinascita, priva di risentimenti e di rimpianti.

Per scelta del regista non sono stati usati attori noti al grande pubblico, per dare maggiore freschezza alla storia. Lo stesso Iosseliani presta il proprio volto ad un artista poco convenzionale. L'unico attore famoso recita peraltro sotto mentite spoglie: il grande Michel Piccoli interpreta il ruolo della madre di Vincent, una parte insolita, ma indubbiamente spiritosa ed efficace.

La frase: "Mi sembri stanco... tieni, bevi un bicchiere".

Mauro Corso

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