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Giardini in autunno

Opinioni presenti: 6
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Piu' pesante di Von Stroheim

(2/10) Voto 2di 10

Trascorsa appena un'ora ci si chiede fino a che punto ci si debba spingere...e soprattutto dove si vuol andare a parare...perdonate il mio commento da profano...ma a volte è proprio meglio non capire un c.... di cinema! ps. e se il top è la scena delle bare...figuriamoci il resto!



Fra, 77 anni, Ravalese (PS).




L'autunno della vita...

(5/10) Voto 5di 10

Il film, apparentemente molto semplice nei contenuti, è in verità una raffinata ode alla libertà. Il personaggio di Vincent, infatti, che perde la posizione privilegiata di ministro, piena di lussi e comodità, per recuperare quella di comune mortale, rappresenta il bisogno di tornare alla cose semplici per poter vivere in armonia con la vita. Bella tematica!!! Fortissima la scena iniziale dei vecchietti che litigano per accaparrarsi la bara!!! Ma il tutto viene fatto osservare in modo, come dire, non incisivo, diciamoci la verità, ci si annoia...Manca quel tanto che ti fa rimanere attaccato, se poi si considera pure la durata!



Flavio, 22 anni, Napoli.




No, ok d'autore, ma fino qua non ci arrivo.

(3/10) Voto 3di 10

Va bene, forse non sarò un esperto di cinema come altri di voi che scrivono qua, ma questo film non vale proprio la pena. il nulla. ottimi gli attori? mah forse, ma alcune scene sono proprio buttate su e comunque non basta per sostenere un film assolutamente vuoto. a volte mi sembra che per alcuni fare un film diverso sia sinonimo di "film bello"...no, non ci siamo. questo vi assicuro è un film diverso, ma non è affatto un film bello.



Marco, 35 anni, Fano (PS).




L'insostenibile vaghezza di un film

(5/10) Voto 5di 10

Di solito si entra in sala aspettando una storia che prenda avvio, si evolva e si concluda. Non vorrei sembrare un tradizionalista del cinema, anzi. Credo molto nelle sperimentazioni e nelle novità, ma non penso che eliminare qualsiasi forma di coinvolgimento da parte dello spettatore e destrutturare la trama in modo da rendere l'opera una macchia informe, basti per parlare di innovazione. Forse sono io che sono limitato, che non capisco l'arte e le nuove tendenze, ma trovo ingiustificabili le critiche che definiscono "Giardini in autunno" come un film divertente. Dove? Quando? Per la lentezza e l'inconsistenza della sceneggiatura, nonchè un po' per l'atmosfera che viene messa in gioco, quella della politica francese, ricorda un po' il recentissimo film di Chabrol "La commedia del potere". Come quello lascia spaesati nella vaghezza dei personaggi, dell'oggetto che si vuole trattare. Di che parla il film? Boh. È la storia di un Ministro che a seguito a delle proteste (misteriose) è costretto a dimettersi e quindi va alla ricerca (e ritrova) una serie di fantasmi del passato che si rianimano dando nuova vita al protagonista, cristallizzatosi nel mondo del potere. E la commedia (del potere) si ripete all'infinito. È come se Iosseliani non volesse mostrarci nulla di preciso non focalizza mai l'attenzione del dramma (inteso come finzione scenica) su un elemento preciso, umano o no. È come se volesse creare un equilibrio tra la satira di costumi di una società e la favola moderna, unendo il cinema realtà e alcune reminiscenze felliniane e slave che trasportano l'opera in una dimensione di sogno. Tuttavia il problema è che, esclusa qualche immagine suggestiva (il ghepardo e uno strepitoso Michel Piccoli nel ruolo della mamma del protagonista), l'equilibrio non si raggiunge, e Iosseliani arriva a dipingere l'abbozzo informe di un altro film. "Giardini in autunno" è un'opera incompleta, che manca di labor limae, di approfondimento, che risulta troppo vaga e troppo lenta, nonostante appunto le buone intenzioni iniziali.



Francesco, 18 anni, Napoli (NA).




Bello e stralunato

(9/10) Voto 9di 10

Un film veramente inconsueto con una recitazione al limite del grottesco. Eppure ti cattura e ti coinvolge con i suoi personaggi stralunati ed imprevedibili. Splendidi gli scorci di Parigi, delle sue case, dei suoi giardini. Unica pecca, il doppiaggio italiano che banalizza il "non sense" di molti dialoghi. Consigliato a chi non chiede ad un film l'immediatezza di una storia ma una comunicazione piu' suggerita e subliminale.



Loris, 55 anni, Torino (TO).





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