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Autore Le leggende dello sport
stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 12-04-2003 15:53  
Ho pensato di aprire questo topic ieri sera, quando ho visto l'incontro Foreman Alì a Kinshasa del '74.
Qui sarà possibile postare gli eventi sportivi che hanno segnato la storia, quelli che in qualche modo hanno segnato un punto di svolta nello sport, o solo quelli che hanno un particolare significato per voi ma anche parlare di personaggi e sport in generale.

Mi raccomando aspetto i vostri interventi.

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stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 12-04-2003 15:54  
30 Ottobre 1974
A Kinshasa, capitale dello Zaire, si tiene quello che è, a tutt’oggi, l’incontro più famoso della storia. Di fronte l’imbattuto campione del mondo Gorge Foreman, un picchiatore come pochi altri nella storia del pugilato, uno che aveva talmente impaurito il giovane pugile italiano Bambini da farlo andare al tappeto senza quasi toccarlo (all’allenatore che gli intimava di rialzarsi aveva detto “fossi matto, quello m’ammazza”) e il mitico Mohammed Alì, “the greatest” come amava definirsi. Da una parte il giovane campione che si era sbarazzato del detentore, Joe Frazier, in appena due riprese. Dall’altra l’ormai quasi trentatreenne personaggio scomodo della boxe, quello che non aveva esitato a gettare la medaglia d’oro olimpica a Roma allorché gli fu impedito di entrare in un bar per ovvie ragione di discriminazione razziale, quello che si era rifiutato di arruolarsi per il Vietnam subendo una sospensione di 4 anni dal pugilato professionistico, quello stesso che sul ring provocava e irrideva l’avversario danzandogli davanti e che a inizio carriera era andato a suonare alla porta dell’avversario per irocrdargli che lui era il “più grande”.Quello che il pubblico adorava. Le prime tre riprese sono totale appannaggio di Foreman che colpisce l’avversario ai fianchi con una serie di colpi che avrebbero tolto il fiato a chiunque. Alì non riesce a danzare come vorrebbe, appare fermo sulle gambe e si appoggia letteralmente alle corde per non finire al tappeto. Tiene la guardia alta e subisce i colpi dell’avversario. Alla quarta ripresa, quando sembra che sia arrivata la sua fine, esce prepotentemente dall’angolo e, con una serie di colpi al volto, mette in difficoltà l’avversario. Il pubblico congolese , come sempre tutto con lui, inizia ad urlare l’ormai mitico “Boma yè Ali"( "Uccidilo Ali") alzandosi di colpo in piedi. Le successive riprese sono molto più equilibrate, Foreman non sembra più così efficace come all’inizio. All’ottava Alì è di nuovo all’angolo e subisce i poderosi colpi con la guardia alta; a un certo punto schiva un terribile destro portato dal campione che si sbilancia, esce dal’angolo e con una terribile serie di sinistro-destro(passata alla storia come il miglior gesto atletico di tutti i tempi) manda al tappeto Foreman che non è più capace di rialzarsi. Alì è di nuovo campione del mondo e il suo nome entra definitivamente nella leggenda.

_________________
Le idee sono come le tette: se non sono grandi puoi sempre gonfiarle

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deNewm

Reg.: 10 Feb 2003
Messaggi: 133
Da: trieste (UD)
Inviato: 14-04-2003 10:51  
credo che lo sport al di là dell'aspetto tecnico abbia spesso rivestito ruoli non prettamente sportivi facendosi veicolo di messaggi di speranze di sogni di un popolo intero e molti episodi sono entrati di diritto nella storia,grande o piccola che sia(un esempio su tutti: la vittoria di gino bartali al tour de france scongiurò quasi certamente una guerra civile in seguito al ferimento di togliatti)...
credo però che nulla potrà mai avere eco e risonanza pari alla clamorosa protesta portata da tommi smith e carlos sul podio dei 200mt all'olimpiade di mexico68 vinti dal primo col record del mondo mentre carlos si classificò terzo. parlo delle pantere nere. siamo nel 68 il mondo è scosso dalla guerra in vietnam e dall'assassinio, pochi mesi prima, di martin luther king e la situazione in america x la popolazione nera non è certo buona..da mississippi burning x intenderci..è in questo scenario che tommi smith decide di inscenare la sua protesta: convince carlos ed insieme salgono sul podio a piedi nudi, con il pugno chiuso guantato di nero simbolo del black power e ascoltano l'inno a capo chino x non vedere la bandiera americana. è uno shock: tutto il mondo apre gli occhi sul problama dei neri, loro stessi(i neri) acquisiranno ancor maggiore orgoglio e si risveglia ,solo in parte, la coscienza bianca dell'america..il loro gesto sarà seguito da freeman e il resto del podio dei 400mt composto da 3 neri americani. smith commenterà anche con l'immortale frase:'non ne possiamo più d'essere carne da parata all'olimpiade e carne da macello in vietnam'..smith e carlos saranno boicottati in patria e perderanno il lavoro ma non si pentiranno mai della loro scelta, quella che a mexico68 fu teatro del più eclatante episodio di sport legato alla politica e al sociale.

mi scuso x eventuali imprecasazioni o se il mio racconto è stato troppo enfatico..cmq questo è il mio episodio 'storico' legato allo sport

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jena1997

Reg.: 09 Dic 2002
Messaggi: 229
Da: Torino (TO)
Inviato: 14-04-2003 11:30  
Alì è per me il più grande uomo di sport di sempre.
Al racconto di "the rumble in the jungle" aggiungo solo un paio di cose. Alì dall'inizio del match non è stato zitto un attimo, sbeffeggiando foremam dopo ogni micidiale serie che riceveva: "Mi avevano detto che eri forte George... è tutto qui?"...
E poi il mio passaggio preferito dalla sua autobiografia "Il Più Grande": alla fine del match, assediato dai giornalisti che gli chiedevano quale gioia fosse aver portato via il titolo a Foreman, lui rispose: "Non ho portato via niente a Foreman, può ancora battere chiunque... TRANNE ME."
Jena
_________________
"Quello che la gente ama più dell'eroe è vederlo cadere."

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denis76

Reg.: 24 Feb 2003
Messaggi: 159
Da: corsico (MI)
Inviato: 14-04-2003 11:41  
quote:
In data 2003-04-14 11:30, jena1997 scrive:
Alì è per me il più grande uomo di sport di sempre.
Al racconto di "the rumble in the jungle" aggiungo solo un paio di cose. Alì dall'inizio del match non è stato zitto un attimo, sbeffeggiando foremam dopo ogni micidiale serie che riceveva: "Mi avevano detto che eri forte George... è tutto qui?"...
E poi il mio passaggio preferito dalla sua autobiografia "Il Più Grande": alla fine del match, assediato dai giornalisti che gli chiedevano quale gioia fosse aver portato via il titolo a Foreman, lui rispose: "Non ho portato via niente a Foreman, può ancora battere chiunque... TRANNE ME."
Jena



Sicuramente un grande uomo,un grande pugile,un grandissimo ambasciatore dello sport, però....anche un abilissimo sbeffeggiatore e provocatore,e non è una cosa molto corretta quando si parla di sport dove bisogna sempre avere il rispetto dell'avversario....

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mutaforme

Reg.: 25 Lug 2002
Messaggi: 4608
Da: Monte Giberto (AP)
Inviato: 15-04-2003 19:43  
La mia piu' grande emozione? Pantani che vince il tour de France, non ricordo che giorno fosse pero' e' stato davvero meraviglioso guardarla insieme a tanti con cui ho avuto sempre da discutere sullo sport (parlo di giuventini e bilanisti), abbiamo festeggiato tutti insieme. Forse ci sentivamo orgogliosi di essere italiani quel giorno. Avevamo finalmente il campione piu' forte di tutti, poteva diventare il nuovo Coppi.
Peccato che poi il sogno sia finito, da quel giorno in cui hanno fermato Marco al Giro ho pensato a quanto siamo sciocchi noi che crediamo nello sport.
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One more thing...

Jokerman dance to the nightingale tune,
Bird fly high by the light of the moon,
Oh, oh, oh, Jokerman.

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stilgar

Reg.: 12 Nov 2001
Messaggi: 4999
Da: castelgiorgio (TR)
Inviato: 17-04-2003 02:35  
quote:
In data 2003-04-15 19:43, mutaforme scrive:
Peccato che poi il sogno sia finito, da quel giorno in cui hanno fermato Marco al Giro ho pensato a quanto siamo sciocchi noi che crediamo nello sport.



Se fosse per quello dovremmo smettere di credere in quasi tutto.
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Profundis - L'anima nera della rete

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KaiserSoze


Reg.: 02 Ott 2001
Messaggi: 6944
Da: Quartu Sant'Elena (CA)
Inviato: 17-04-2003 11:03  
quote:
In data 2003-04-15 19:43, mutaforme scrive:
La mia piu' grande emozione? Pantani che vince il tour de France, non ricordo che giorno fosse pero' e' stato davvero meraviglioso guardarla insieme a tanti con cui ho avuto sempre da discutere sullo sport (parlo di giuventini e bilanisti), abbiamo festeggiato tutti insieme. Forse ci sentivamo orgogliosi di essere italiani quel giorno. Avevamo finalmente il campione piu' forte di tutti, poteva diventare il nuovo Coppi.
Peccato che poi il sogno sia finito, da quel giorno in cui hanno fermato Marco al Giro ho pensato a quanto siamo sciocchi noi che crediamo nello sport.




Io continuo ad amarlo e tifarlo, se non sapessi che tutti sono nelle stesse condizioni e anche di più la penserei esattamente come te.
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Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.

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mutaforme

Reg.: 25 Lug 2002
Messaggi: 4608
Da: Monte Giberto (AP)
Inviato: 18-04-2003 19:26  
quote:
In data 2003-04-17 11:03, KaiserSoze scrive:
quote:
In data 2003-04-15 19:43, mutaforme scrive:





Io continuo ad amarlo e tifarlo, se non sapessi che tutti sono nelle stesse condizioni e anche di più la penserei esattamente come te.





Pare che oggi abbiano scoperto qualcosa anche su Carl Lewis, ai tempi si dopava.
Non manca piu' nessuno...

[ Questo messaggio è stato modificato da: mutaforme il 18-04-2003 alle 19:26 ]

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 22-04-2003 12:12  
preparatevi a un po' di storia della F1....

devo ancora scegliere di che parlare....
_________________
sono un bugiardo e un ipocrita

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 22-04-2003 12:21  
Dedicato a Paulo Roberto Falcao

Nel 1980 il calcio italiano riaprì le frontiere ai calciatori stranieri.
Nell’estate di quell’anno l’Associazione Sportiva Roma, acquistò il brasiliano Paulo Roberto Falcao. Il calciatore fu naturalmente accolto con incontenibile entusiasmo dai tifosi romanisti. Migliaia di loro attesero il suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino. Quando approdò all’aeroporto fu attorniato da un nugolo di tifosi festanti e urlanti. Cori e slogan gli furono dedicati, il ricciuto calciatore fu preso nella morsa di un soffocante abbraccio collettivo. Qualcuno, più ardito e più sfacciato, gli mise in capo un vetusto cappuccio giallorosso di lana grossa. Assolutamente fuori stagione, oltre che fuori moda.
Tuttora ho nella mente impresso il ricordo di quel viso magro contornato da riccioli che ricadevano sulla fronte ampia e spaziosa. Il calciatore aveva un sorriso nobile ed elegante, del tutto diverso dagli occhi astuti di uno scugnizzo delle favelas o dal ghigno assassino di un calciatore argentino.
L’esangue colorito del suo incarnato, i morbidi ricci da auriga greca, l’aurea sezione dell’agile tronco, gli occhi attenti velati da un’antica tristezza, sembravano fisicità più proprie ad un giovane rampollo di una nobile famiglia decaduta, persa nell’oblio di un passato di gloria e cavalleresche vittorie.
Oppure, nello sguardo curioso ed attento, pur se distratto e confuso dalla miriade di tifosi che gli facevano corona, mi sembrava di cogliere quel bagliore di lucida follia che colora il piglio irrequieto dello studioso. Me lo immaginavo, in un’ ampia ed ariosa stanza di un vecchio palazzo gentilizio, immerso tra tomi e pergamene, piegato su una ingombra e pesante scrivania, a tracciare le capricciose traiettorie della luna o a comporre versi su quell’astro così vicino eppure così lontano. Me lo immaginavo teso nello sforzo di aderire ai precetti di un padre che si chiamava Monaldo, me lo immaginavo sporto sul davanzale, ad ascoltare il dolce e melodioso canto di quella ragazza china sulla tela, me lo immaginavo guardare al di là di quella siepe che delimitava l’elegante cortile nobiliare.
Ma Paulo Roberto non aveva un padre che si chiamava Monaldo, venne a Roma accompagnato dalla madre, la signora Azize e da un fratello di latte dal buffo nome, Pato , la papera.
Nel contorto, ma scontato, immaginario del tifoso, Falcao, il cui nome fu storpiato in mille e più modi, non solo dall’ignoranza dei tifosi ma anche dalla sottocultura dei giornalisti e commentatori sportivi, avrebbe dovuto rappresentare l’estro e la fantasia del Brasile, la nazione del calcio per eccellenza, il paese che dette i natali al calciatore più famoso di tutti i tempi, Pelè.
Falcao era brasiliano e come tale non poteva non essere funambolico palleggiatore, autore di giocate imprevedibili ed acrobatiche, di finte brucianti che irridevano l’avversario, dotato di una tecnica superiore sempre pronto ad esibirla per il godimento del suo pubblico colto in un perenne stato di erezione calcistica.
Ma così come Paulo Roberto non aveva un padre che si chiamasse Monaldo, il brasiliano era tale solo per quel dittongo “ao” la cui pronuncia tanto faceva penare le intelligenze nostrane.
Quando lo vedemmo scendere in campo le prime volte, rimanemmo stupiti dall’estrema concretezza del suo modo di giocare, perplessi da questo brasiliano la cui pelle sembrava essere risciacquata nelle acque del Reno.
I più superficiali storsero la bocca, aspettavano la giocata dell’acrobata , il guizzo del guitto , la foca con il pallone sul muso, un molleggiato clown atto a far impazzire la platea.
Paulo Roberto, invece, attraversava le gibbose erbosità del campo di giuoco tracciando corsie come un ingegnere del Genio dell’esercito prussiano. Aveva un portamento elegante, il capo eretto a scrutare l’orizzonte delle linee nemiche, si muoveva per linee oblique disegnando celesti diagonali in cui si inserivano le sue bocche di fuoco. Di lui, il suo Capitano, il mai troppo compianto “Ago”, Generale di romana memoria, diceva che non aveva mai visto nessuno così capace di indirizzare gli attacchi avversari dove lui volesse, vanificando in tal modo le incursioni rivali.
La smorfia di fatuo scetticismo che aveva adombrato i tratti di alcuni si tramutò presto in sorrisi di approvazione e apprezzamento. Anche il tifoso più incredulo e diffidente divenne un fedele e sincero ammiratore del brasiliano. Perché in fondo di brasiliano si trattava. Di questo ci convinse tutti quando, cedendo all’infantile emotività della platea, concesse al pubblico pagante un colpo di tacco ancora oggi conservato nelle cineteche come un codice alessandrino nella biblioteca di un monastero.
Paulo Roberto, seppe conquistarsi, nel breve intervallo di una stagione, il cuore di tutti i tifosi giallorossi. Dal più umile , se si vuole assegnare una scala di valori alle occupazioni umane, ai più autorevoli ed illustri.
Uno di questi, sommo attore, che ci ha lasciati da poco, amava parlare, riferendosi a quella squadra nella quale militava, di “zona celeste” richiamandosi agli schemi che il Barone Niels Liedholm, stratega di scuola nordica, gli aveva donato.
Qualche poeta, ispirato da quel fresco vino bianco che tanto ben matura sulle colline a meridione della capitale, rifacendosi all’augusto, per portamento e per pensiero, brasiliano con attitudine al comando, gli attribuì l’appellativo di divino.
Quanti epiteti hanno le divinità ? Con quanti aggettivi, noi umani, ci compiacciamo di definire il divino ? Quell’uomo brasiliano, dal temibile dittongo, fu ricoperto dalla suadente armonia dell’adulazione, dalla dolce grazia della lusinga. Non sappiamo se si erse egli stesso alla dignità divina o se furono soltanto i canti di gloria dei suoi seguaci inebriati. Ma gli dei, questo lo sappiamo, sono gelosi e dispettosi ed una sera di maggio, proprio quando dinanzi al suo pubblico avrebbe dovuto ricevere il tributo massimo, carri di Trionfo erano pronti per scortarlo alla Domus Aurea dove avrebbe potuto riposare nell’olimpo degli eroi immortali, punirono il suo peccato di yubris infliggendogli atroci dolori e indicibili tormenti. La sua grazia cedette dinanzi al rosso furore devastatore dei barbari vincitori, “dallo sguardo pitturato e vuoto”.
Fu renitente alla leva degli eroi, fu accusato di codardia e diserzione, qualcuno già vendeva la sua testa sulle colonne di un giornale. Qualcun altro ne bruciava le effigi in preda ad una furia iconoclastica.
Quella tiepida sera di fine maggio, il divino tornò uomo e l’uomo si stese a terra, sull’erba umida, di un umile campo di calcio.
Su quello stesso campo di calcio, mesi prima, esasperato dalle insistenze di un tifoso che pretendeva da lui le delizie di un calciatore brasileiro, prese un pallone e percorse tutto il campo, da un lato all’altro e ritorno, nella sua lunghezza. Palleggiando con il piede destro, con il piede sinistro, con le ginocchia ed anche di testa. Il tutto al ritmo di un tranquillo samba. Conclusa l’esibizione, si avvicinò al cocciuto tifoso con il pallone nelle mani. Glielo porse e gli disse: - Ecco… Adesso giochiamo al calcio.

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tu che lo vendi, cosa ti compri di migliore ?

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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 22-04-2003 18:06  
LA STORIA DELLA FORMULA 1 ATTRAVERSO I SUOI CAMPIONI E LE LORO STORIE


Suzuka 1989:apice di uno scontro fra titani


Nel 1988 la McLaren riuscì ad accappararsi uno dei più promettenti talenti dell'automobilismo mondiale:il brasiliano Ayrton Senna da Silva.L'altro pilota della squadra era invece il francese Alain Prost,già bicampione del mondo con la vettura britannicasoprannominato "Il Professore".Fu subito evidente come le due personalità fossero profondamente in contrasto tra loro:Prost calmo e freddo,Senna esuberante e grintoso,ma egualmente "di peso" nella scuderia.In quell'anno il fatto che la McLaren fosse praticamente imbattibile non fece che aumentare il tasso di rivalità fra i due piloti che a colpi di ruota si contendevano le vittorie in gara,sbaragliando la concorrenza.Tuttavia quell'anno le imprese del brasiliano assumono proporzioni straordinarie.Brasile:Senna,in pole,è costretto a partire in fondo alla griglia a causa del motore difettoso,ma con una fenomenale rimonta,arriva a ridosso del compagno di squadra prima di essere squalificato per un cavillo del regolamento.Poi vittorie su vittorie,fino ad arrivare al Giappone,quasi fotocopia dell'impresa braziliana;scivolato nelle ultime posizioni,rischia di vedersi sfuggire il suo primo titolo mondiale ma ancora una volta riesce ad arrivare negli scarichi del compagno,che si trova in testa alla corsa.Con un sorpasso da manuale,Senna supera il francese al 28 giro,conquistando così il suo primo campionato mondiale.
Dunque ci sono tutte le premesse per un dominio proficuo e continuo della squadra inglese.Ma subentra l'orgoglio individuale dell'essere pilota a rovinare tutto.

1989:Imola,GP di San Marino.I due piloti della McLaren si accordano,data la superiorità ancora evidente della loro automobile,in modo che uno dei due piloti non superi l'altro appena la gara è partita,bensì attenda a sorpassare il compagno.
Al 5° giro,però un incidente alla Ferrari dell'auistriaco Berger sospende la corsa.Alla ripartenza,Ayrton Senna,viola l'accordo stipulato col compagno,superandolo alla Tosa e andando di conseguenza a vincere la corsa.
Questo episodio può considerarsi l'inizio effettivo del vero e proprio odio che intercorrerà inalterato fra i due anni per anni,di volta in volta acuito da episodi di vario genere.Tuttavia a Imola questo reciproco sentimento è ancora latente,pronto a scoppiare in tutta la sua devastante potenza in occasioni di successivi ben più gravi episodi.Intanto però,la stagione prosegue tranquilla con la McLaren ancora a dominare e i suoi due piloti a dividersi più o meno equamente le vittorie,a leggero vantaggio di Alain Prost.Si arriva così ancora una volta al Giappone,per stabilire il campione mondiale 1989.
E ancora una volta Senna parte male,perdendo molte posizione,ma rosicchiandone a ogni giro,sino a giungere secondo,ancora una volta alle spalle del compagno.E Senna come l'anno prima tenta il sorpasso alla chicane.Ma questa volta va male.Ed è collisione.Prost è costretto a un immediato ritiro,mentre Senna con l'aiuto dei commissari di pista,ritorna in gara e vince il Mondiale,venendo però immediatamente defraudato della vittoria per avere saltato la chicane,non per aver avuto l'aiuto dei commissari.A questo punto l'odio di Senna verso il francese raggiunge livelli inimmaginabili.Infatti il brasiliano accusa "il Professore" di avere complottato contro di lui,con l'aiuto del Presidente FIA Balestre(anch'egli francese!)per fargli perdere il titolo,ipotesi questa supportata dai fatti e dalle risapute collusioni di Prost con gli ambienti "alti" dello sport automobilistico.In seguito alla "losca" giapponese,i rapporti tra i due piloti sono giunti a livelli di ripugnanza reciproca,che li porterà a false e costruite riconciliazioni davanti alla stampa,fino al 1994.

Ma questa è un altra storia.....




FINE
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 27-04-2003 03:00  
Bravo Seanma, la storia la continuo io.

Senna restò alla Maclaren mentre Prost portò il numero 1 alla casa di maranello.
Nel 1990 è Senna a restituire il favore al professere sbattendolo fuori dalla classe, nonchè dalla pista, dopo sole poche centinaia di metri, nemmeno impostata la prima curva. lo scenario era sempre lo stesso: Suzuka.
Senna è campione del mondo nel 1990 e l'anno seguente nel 1991.
Seguono due anni di poca gloria, poche vittorie e macchine poco competenti in seguito al ritiro dei motori Honda.



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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 27-04-2003 04:19  
Il ricordo della morte di Ayrton Senna

Nel 1994 Senna dopo alcuni tentativi riesce a passare alla Williams. Voci di corridoio raccontavano che era stato proprio Prost (che nel 1993 dopo un anno di stop torna a gareggiare e a vincere il suo ultimo mondiale prima del ritiro) ad impedire che Senna potesse nuovamente diventare suo compagno di squadra... per vari motivi.
Ma Prost si ritira e nessuna clausola impedisce quindi alla Williams di accogliere Senna che tra l'altro si era offerto di gareggiare gratis piuttosto che restare ancora un altro anno in maclaren.
ma la smetto di fare lo pseudo giornalista, tanto non ne sono capace.
Era allora il 1994. Un maggio. Ero un ragazzino che andava ancora al liceo. la formula 1 per me era sempre stato uno sport mitico, eroico. al limite della fantascienza. avevo sempre avuto un fascino per le armature medioevali e questi uomini con il casco mi sembravano dei cavalieri moderni.
o forse non era problema di modernità...
mi innamorai di Prost quando andò alla maclaren, c'erano lauda, piquet, patrese, cheever, e migliaia di altri piloti con cui sin da piccolo avevo a che fare. tra tv e fotografie.
e fu ovvio che Senna non potè altro che rappresentare un nemico. un'insidia per il mio pilota.
Ma la formula 1 cambia e le passioni si spostano da pilota in pilota. Prost si ritirò definitivamente nel 1994. e io mi trovai senza eroe da tifare, per la prima volta in 10 anni...
Pensai a Senna. pensai tanto a Senna. alla sua figura, al suo modo di correre, di essere uomo e pilota.
e finalmente ormai libero dall'ideologia, un giorno mi lasciai andare. capii che Senna sarebbe stato la mia nuova passione. E comunque non avevo mai negato che fosse un pilota eccezionale.
Nessun altro mi piaceva. e tanto meno mi interessava quel nuovo pilota che poi sarebbe stato campione del mondo che si chiamava Schumacher.
Non a caso fu lo stesso Senna a rimproverare lo stesso Micheal dicendogli che guidare in maniera così pericolosa e scorretta non sarebbe servito a nulla se non a farsi male.
erano i tempi in cui la Formula 1 stava cambiando e raggiungendo punte di pericolosità che spaventavano i vecchi piloti abituati ad altre parametri.
Il 1994 fu l'anno che segnò il passaggio definitivo di un mondo in un altro.
Prost abbandonò affermando che per lui guidare a queste velocità in formula 1 era troppo rischioso. e avrebbe avuto ragione.
Il 2 maggio del 1994 c'è Imola.
il giorno prima durante le prove morì Ratzenberg e Barichello subì un gravissimo incidente.
Il circo non si ferma, va avanti.
Senna non vorrebbe gareggiare. E' nervoso. dorme male, forse non dorme. Ha un presentimento.
Il giorno della gara si avvicina a Prost. Gli stringe la mano. lo saluta. Gli parla. Cosa gli dice? si scusa, si complimenta. Riconosce il campione sapendo di essere un campione...i due si abbracciano. e Senna si avvia verso la sua monoposto numero 2.
Sostanzialmente saluta il mondo che ha sempre amato e che senza nemici non ha più molto senso. Prost e gli altri non c'erano più. Restava Senna in un mondo diverso. nuovo. cambiato.
Quel giorno Senna muore. contro un muro a quasi 300 all'ora.
Fu uno dei giorni più triste dello sport. il mio giorno più triste sicuramente.
Perchè non foruno solo le strazianti immagini di un uomo in fin di vita sulla ghiaia del fuori pista, o il sangue che si spargeva a macchia sotto il suo corpo, ne tanto meno le parole dei commentatori, a fare soffrire davvero...quei giorni furono i giorni in cui tutti ci chiedemmo perchè? che urlammo perchè...
il giorno in cui si dovette fare i conti con una cosa che era cresciuta a dismisura, senza controllo, e nella direzione sbagliata.
Senna quel giorno morì. Sdraiato sulla terra. Era li, finalmente un piccolo uomo ripreso dall'alto degli elicotteri, dagli zoom delle macchine da presa, solo. il suo casco giallo, quel mitico casco giallo, accanto a lui... a questo pilota che era davvero un uomo.
Fu quindi un mondo a finire. fu un sistema, uno sguardo patinato, una visione distorta e taciuta, a morire quel giorno. Tutti ci rendemmo conto di amare Senna. Nessuno si astenne da soffrire perchè era impossibile...
Impossibile...
si lo era. era impossibile anche pensare solo che Senna pottesse morire. non si poteva fare altro che aggrapparsi a queste convinzioni durante quel giorno.
Senna invece moriva, stava morendo!, e il granpremio continuava, ma nessuno lo seguiva. a chi importava veramente?
Le immagini mostravano Schumacher e Hill, "cambia!" urlavamo al regista. Quando le inquadrature si spostavano finalmente su Ayrton mi ricordo che era tanta la pena, la paura, il dolore.
Mia mamma continuava a ripetere che Senna non sarebbe mai potuto morire. mai...
E come darle torto? come poteva morire Senna...? Senna?! No.
Non lui. Lui mai. Non poteva morire, non così. Non ora in cui avremmo potuto festeggiare per anni le sue vittorie.
"Senna non può morire" ripeteva mia madre con la voce rotta e io pregavo un dio a cui nemmeno credevo.
Non so precisamente perchè vissi quel giorno e quelli a seguire come un momento estremamente drammatico e doloroso.
Non so spiegarmelo ancora adesso. so solo che mi fece male. tanto male.
e lo fece a tanti. a troppi. a tutti.
Senna mi rimase nel cuore. Quel giorno piansi da solo nella mia stanza, dopo che il telegiornale annunciò ciò che nell'aria e nelle facce della gente si sapeva già.
Piansi, scrissi, e odiai.
Dissi addio a Senna a modo mio, personalmente. come fecero in molti.
Senna mi è rimasto indelebile nella mente.
Con lui se ne andò tutto.
Tutta quella visione di cavalieri medioevali con i loro caschi colorati e le visiere nere. quegli uomini in tuta che idealizzavo e immaginavo bellissimi, alti, (anche se ne rimanevo prontamente deluso...)
quelle macchine un pò quadrate, un pò grezze, piatte, larghe... quel sapore di guerra di nervi e di uomini in battaglia...
i cavalieri solitari della Formula 1.

Senna mi piace ricordarlo in tanti modi. tristi e meno tristi.
c'è però una canzone, forse un pò troppo densa, ma molto suggestiva, che mi commuove sempre, e che mi commosse incredibilmente la prima volta, con cui mi piace ricordarlo...
la canzone è ovviamente "Ayrton" cantata da Lucio Dalla, testo e musica di Paolo Montevecchi, vi riporto il testo:

"IL MIO NOME E' AYRTON E FACCIO IL PILOTA
E CORRO VELOCE PER LA MIA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA COSA
ANCHE SE QUI NON CI SONO PILOTI
ANCHE SE QUI NON CI SONO BANDIERE
ANCHE SE QUI NON CI SONO SIGARETTE E BIRRA
CHE PAGANO PER CONTINUARE
PER CONTINUARE POI CHE COSA
PER SPONSORIZZARE IN REALTA' CHE COSA

E COME UOMO IO CI HO MESSO DEGLI ANNI
A CAPIRE CHE LA COLPA ERA ANCHE MIA
A CAPIRE CHE ERO STATO UN POCO ANCH'IO
E HO CAPITO CHE ERA TUTTO FINTO
HO CAPITO CHE UN VINCITORE VALE QUANTO UN VINTO
HO CAPITO CHE LA GENTE AMAVA ME
POTEVO FARE QUALCOSA
DOVEVO CAMBIARE QUALCOSA

E HO DECISO UNA NOTTE DI MAGGIO
IN UNA TERRA DI SOGNATORI
HO DECISO CHE TOCCAVA FORSE A ME
E HO CAPITO CHE DIO MI AVEVA DATO
IL POTERE DI FAR TORNARE INDIETRO IL MONDO
RIMBALZANDO NELLA CURVA INSIEME A ME
MI HA DETTO "CHIUDI GLI OCCHI E RIPOSA"
E IO HO CHIUSO GLI OCCHI

IL MIO NOME E' AYRTON E FACCIO IL PILOTA
E CORRO VELOCE PER LA MIA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA STRADA
ANCHE SE NON E' PIU' LA STESSA COSA
ANCHE SE QUI NON CI SONO PILOTI
ANCHE SE QUI NON CI SONO BANDIERE
ANCHE SE FORSE NON E' SERVITO A NIENTE
TANTO IL CIRCO CAMBIERA' CITTA'
TU MI HAI DETTO "CHIUDI GLI OCCHI E RIPOSA"
E IO ADESSO CHIUDO GLI OCCHI.........."

_________________
"Io è un altro"


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seanma

Reg.: 07 Nov 2001
Messaggi: 8105
Da: jjjjjjjj (MI)
Inviato: 01-05-2003 14:50  
la dedica di Tristam non avrebbe bisogno di aggiunte...davvero stupenda...ma non importa....

Oggi...nove anni fa...ero solo un bambino di nemmeno 10 anni che capiva ben poco di quelle strane forme che sfrecciavano su quelle curve d'asfalto tutto grigio,un bambino che si annoiava e aveva bisogno di una scossa...ebbe bisogno di una scossa per innamorarsi di quei "cavalieri medioevali".
Un botto.Tutta quella ressa...gli elicotteri,la folla...e quell'uomo lì a terra con la sua uniforme blu...e in più un pezzo di carrozzeria che rischiò di finire addosso a una macchina rossa...

Poi...me ne andai...tornando a sprazzi...soprattutto quando parlavano di come stava quell'uomo con l'uniforme blu...sapendo che era una leggenda in famiglia...ma non certo per me....

La corsa finisce,le notizie si accavvallanno...due parole per allora incomprensibili mi si fissano in testa:"morte cerebrale"...."morte cerebrale"...
Ma è indubbio...ero rimasto folgorato da quella macchina distrutta...da quel grande autoscontro...la mia anima da bambino si esaltò a quell'incidente....pensando "che bello questo sport"!
E da allora,con quella scossa,quelle corse,quei "ex-cavalieri medioevali" quelle sinuose piste,divennero parte integrante della mia vita.

Ma ero rimasto colpito da quella figura che io avevo colto nel suo momento di zero,nel suo annullamento....e avevo la curiosità tutta infantile di scoprire di più su questo "uomo in blu".E così piano,piano,passavo le giornate vedendo vecchie videocassette di vecchi GP,leggendo librie scoprendo una figura che per me divenne subito leggendaria,osservando e apprendendo certe storie,pensando di trovarmi davanti a crimini,ingiustizie,ma anche trionfi,vittorie.E la curiosità aumentò con gli anni.Raccoglievo materiale su materiale,rivedendo e rileggendo migliaia di volte le stesse cose,provando le stesse emozioni...

Sono arrivato così a sapere ogni virgola della vita di quest'uomo,mitizzandolo,celebrandolo,facendone un eroe,come i protagonisti dell'epoca,ma anche a conoscere i suoi nobili e tenaci avversari:Prost,così pacato,"trattenuto"solo in apparenza però:Mansell,così sanguigno e irruento:Piquet,campione rimasto acerbo,con la consapevolezza d'essere inferiore a molti suoi competitori.

Come da un botto può nascere una passione .

E dunque dico:

Grazie Ayrton e Ciao...

1 Maggio 1994-1 Maggio 2003
_________________
sono un bugiardo e un ipocrita

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