Ti voglio bene Eugenio

A causa di un incidente automobilistico, Laura (Chiara De Bonis - Distretto di polizia) entra in coma. Quando si risveglia non ha nessuna voglia di ricominciare a camminare, a parlare, a nutrirsi, non ha voglia di vivere. Nell'ospedale in cui viene ricoverata, fa del volontariato Eurgenio (Giancarlo Giannini - Una lunga lunga notte d'amore), un uomo down. Questi, vecchio amico della madre di Laura, Elena (Giuliana De Sio - Besame mucho), sarà il fautore della loro ricongiunzione e il destinatario della loro gratitudine.
Nei vari flash back che si succedono, vediamo Eugenio adolescente (Alfredo Scarlata) alle prese con i primi amori, le prime delusioni, le prime scoperte e avventure della vita. Saranno proprio questi avvenimenti a condizionare tutto il resto del film.
Ti voglio bene Eugenio, è struggente, semplice e diretto. Non può essere considerato una grande opera d'arte, ma ha sicuramente una grande valenza sociale. Affronta un tema molto delicato e particolare usando una leggerezza e una tenerezza indiscutibili. Nella pellicola c'è un giro di vite che si rincontrano, si sovrappongono, ma tutte hanno come perno centrale la figura di Eugenio, di certo la persona più moralmente ferma e coerente. A tratti le parole lasciano il posto a silenzi carichi di profondi significati, a sguardi pieni di sentimenti mai detti né sussurrati. È un film sentimentalista, ma allo stesso tempo puro, vero, sincero e semplice. Una pellicola che riesce a toccare le corde più profonde dell'anima di ognuno.
L'interpretazione di Giannini è a dir poco magistrale: è quasi sconcertante vederlo sorridere con quel suo sorriso dilatato, vederlo gesticolare e muoversi con quei gesti di una calma esagerata, sentirlo parlare con quella voce roca e tremolante. Eugenio è una persona viva, vibrante, carica di sentimenti e di profondi pensieri. La De Sio non è da meno: il suo è un personaggio controverso, pieno di aspetti contraddittori. Eppure lei riesce ad essere perfettamente credibile, a trasmettere tutto il pathos, l'angoscia, la rabbia e la pena che può provare una madre che si sente rifiutata da una figlia bisognosa di aiuto.

Conferenza stampa
Il tavolo delle conferenze è occupato dal regista, Francisco Josè Fernandez, da Giancarlo Giannini, da Alfredo Scarlata, da Chiara De Bonis e dal Prof. Giorgio Albertini, neurologo, esperto della Sindrome di Down, è assente Giuliana De Sio, impegnata in teatro a Pistoia. Le domande si susseguono, il clima si riscalda.
Il regista spiega che è da ben otto anni che tenta di proporre questo soggetto a vari produttori, ma che non è mai stato preso sul serio da nessuno se non da Gianni Schettini.
Chiarisce che il suo intento era quello di far sì che dopo le prime scene in cui si vede Eugenio come una persona malata, si potesse percepire Eugenio solo come una persona con problemi, gioie, aspettative. Giannini, dal canto suo, esordisce dicendo che grazie a questo film e all'incontro con Alfredo Scarlata ha scoperto un mondo fatto non solo di problemi e malattie, ma anche e soprattutto di ironia, di volontà di essere felici, di una grandissima voglia di vivere. Egli afferma di non vivere mai i suoi personaggi, ma di limitarsi a raccontarli. È lo spettatore che in seguito deve interpretarli, comprenderli, farli propri. Il Prof. Albertini invece elogia l'intento del regista e il lavoro del cast. Non è facile affrontare un tema come quello della sindrome di down e tanto meno è facile portarlo alla ribalta senza cadere in luoghi comuni, in frasi fatte. Egli afferma "la storia raccontata nel film non è assolutamente un'esagerazione. È possibile, oggi, grazie ai ritrovati medici e alle scoperte tecnologiche fare in modo che una persona down abbia una vita "normale", molto simile a quella di Eugenio". In conclusione l'autore si augura che questo film possa svolgere lo stesso ruolo assolto da Rain Man per quanto riguarda l'autismo: sensibilizzare il pubblico verso un problema diffuso, ma poco conosciuto.

Teresa Lavanga

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