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Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me
"So uno strano animale, so un tipo eccezzziunale, so il re del quartiere e tengo il potere, se perdo la pazienza scatta la viulenza…". Su queste note di Detto Mariano, nell'ormai lontano 1982, apriva un piccolo film, destinato con il passare degli anni a trasformarsi in cult-movie, intitolato Eccezzziunale…veramente, che, diretto da Carlo Vanzina, vedeva Diego Abatantuono impegnato a ricoprire, parallelamente, tre diversi ruoli: quello del cosiddetto ras della fossa Donato, milanista che finiva per intraprendere una storia sentimentale con la fidanzata di un tifoso avversario, quello dello scommettitore interista Franco e quello del camionista Tirzan, innamorato della juventus. Oggi, sul filo della nostalgia, quelle stesse note tornano ad introdurre "Eccezzziunale veramente capitolo secondo…me", sequel diretto ancora una volta da Carlo Vanzina e scritto dallo stesso in compagnia dell'inseparabile fratello Enrico e dello stesso Abatantuono, il quale, reimpadronitosi dell'inconfondibile linguaggio da "terruncello", occasionalmente rispolverato negli ultimi anni all'interno di alcune produzioni dirette da Neri Parenti, da Paparazzi (1998) a Tifosi (1999), si divide di nuovo in tre. Lo vediamo quindi nei panni di Donato, il quale, non più affiancato da Stefania Sandrelli, dopo aver vissuto per molti anni in Spagna, torna a Milano, dove scopre di avere un figlio con la sua fidanzata di un tempo Ginevra, interpretata da Anna Maria Barbera, meglio conosciuta come "Sconsolata"; ma la cosa peggiore è che il ragazzo, totalmente ignaro del fatto che Donato sia suo padre, è un capo ultrà interista. Franco, sempre in compagnia di Ugo Conti, ma non più di Massimo Boldi e Teo Teocoli, che vengono rimpiazzati con Mauro Di Francesco e Raffaello Tolon, si trova invece ad avere a che fare con la mafia, in quanto impadronitosi di una valigia contenente ingenti somme di denaro, scambiata casualmente con Turi, con il volto di un Nino Frassica in ottima forma, sempre impegnato nei suoi divertenti spelling. E infine Tirzan, risvegliatosi privo di memoria dopo anni di coma, torna dalla moglie Nunzia, cui concede anima e corpo Sabrina Ferilli, che nel frattempo ha intrecciato una relazione sentimentale con Beniamino, interpretato dal sempre ottimo Carlo Buccirosso, camionista responsabile del suo incidente.
I figli di Steno, quindi, dopo aver riletto il mito di Monnezza/Nico Giraldi, si riappropriano di un'altra icona del nostro cinema di genere, che proprio con loro raggiunse la notorietà, grazie a titoli come I fichissimi (1981) e Il ras del quartiere (1983), prima delle escursioni avatiane e delle prove al servizio di Gabriele Salvatores. E, tra tanto citazionismo cinematografico verbale (si va' da Sedotta e abbandonata alle tartarughe ninja, a Vamos a matar companeros) e la presenza di nomi del calibro di Luis Molteni, Luigi Maria Burruano, Stefano Chiodaroli e Tony Sperandeo (oltre ad una fugace apparizione di Luca Cordero di Montezemolo), raccontano il tutto con il consueto, grande senso del ritmo, basandosi su uno script in cui efficacemente alternati risultano i tre episodi e riuscendo ad evitare perfino il rischio d'incorrere nell'ennesimo esempio di cabaret su celluloide, mentre Abatantuono ci delizia, tra l'altro, con personali ed esilaranti riletture di "Ancora" di Edoardo De Crescenzo e "Se mi lasci non vale" di Julio Iglesias, senza far rimpiangere il lungometraggio originale.
La frase: "Signorina ci posso offrire che so… un vov calto?".
Mirko Lomuscio
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