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Dragon Trainer
Il rapporto tormentato con il papà è uno dei cardini dei cartoni animati, soprattutto recenti. Da "Il re leone" a "Madagascar 2" passando per "Alla ricerca di Nemo" e "Happy Feet", il tema è riproposto secondo tante varianti, senza mai annoiare. Tutti ci si possono ritrovare e si può facilmente arrivare ad una morale che affermi l’importanza della famiglia, solito obiettivo di tante animazioni. Così è anche in "Dragon Trainer", storia di un giovane vichingo che non riesce ad essere abbastanza vichingo (e cioè violento e fisicamente importante) come vorrebbe il padre, capo di un villaggio da sempre attaccato da draghi predatori. Le cose cambiano quando Hiccup, questo il nome del protagonista, scopre che in realtà quelle bestie con la bocca di fuoco, così cattive non sono, anzi, se attaccano è solo perché a loro volta sono vittime di una mostruosa creatura del sottosuolo. Questo cambio di prospettiva avviene grazie all’amicizia che il giovane fa con un drago dall’ala spezzata. Il difficile, purtroppo, è convincere i propri compaesani a rivedere le proprie opinioni...
Se avete un po' di conoscenza delle logiche produttive dei cartoni animati degli ultimi anni, di certo saprete la grande rivalità che intercorre tra Pixar e Dreamworks. I primi sono i padri dei vari "Toy Story", "Gli incredibili", "Up", i secondi di "Shrek", "Madagascar" e "Kung Fu Panda". Dovendo descrivere le loro storie, si può dire che la Pixar cerca di realizzare sempre film che abbiano profondità narrativa oltre che estetica, mentre la Dreamworks punta ad un pubblico leggermente più adulto confezionando soprattutto commedie animate. Tutta questa premessa per dire che con "Dragon Trainer" per la prima volta la Dreamworks racconta una storia che sarebbe potuta essere dei "concorrenti". La fonte è una serie di libri scritti da Cressida Cowell e il target di pubblico è senza dubbio quello giovanissimo, ma ciò non toglie che anche i più grandi hanno modo di emozionarsi ed empatizzare con i vari personaggi. Merito di una sceneggiatura che, nella sua convenzionalità (a parte un finale inaspettato, in cui si ha il coraggio di menomare in maniera perenne uno dei personaggi), riesce comunque a creare parecchie situazioni divertenti e a descrivere con cura e simpatia ogni tipo di drago diverso. Anche da un punto di vista estetico, nonostante i disegni non valgano di certo quelli di tanti altre animazioni Dreamworks (la produzione di "Dragon Trainer" è chiaramente una di quelle "minori", e non di punta, degli studios), le sequenze aree risultano avvincenti e degne di un film fantasy di ottima fattura. Tutto questo per dire che "Dragon Trainer" è un bel film, valido sotto tanti punti di vista, un’ottima scelta se si cerca un film che soddisfi sia i piccoli che i più grandi.
La frase: "Tu, rettile inutile!".
Andrea D'Addio
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