Constantine
"Sono Constantine, John Constantine". Si presenta alla James Bond il supereroe paladino del "lato buono della forza", difensore dell'equilibrio della terra.
Il primo film diretto da Francis Lawrence, è un esplosivo mix tra "L'esorcista", "Stigmate" e "Blade", con un pizzico di situazionismo e battute ad effetto che ricorda molto il famoso agente segreto.
La storia è quella tratta dalla serie di fumetti "Hellblazer". John Constantine ha il compito di spedire all'inferno tutti gli emissari dei due mondi ultraterreni che vanno al di là dei loro compiti, e cercano di influenzare attivamente la vita dell'uomo. Il problema si pone quando un demone ribelle, magari con l'aiuto di qualche angelo, decide che è l'ora di installarsi in maniera definitiva sulla terra.
E magari lo vuole fare proprio attraverso il corpo di una poliziotta, amica del nostro eroe.
Lawrence dirige tutto sommato positivamente i suoi attori, un Keanu Reeves dal nodo della cravatta sempre perfettamente sfatto, e una Rachel Weisz che si cala bene in alcune scene effettivamente non facili. La macchina da presa non si fa soffocare dall'effetto speciale, ma detta quasi sempre al meglio i ritmi e gli spazi, cercando a volte una profondità di campo insolita per una grande produzione sensazionalistica come può essere il Constantine della Warner.
La fotografia segue l'andamento della storia, aiutandoci a immergerci nell'insolito conflitto tra le due "superpotenze", come le definisce Reeves nel film, che si giocano a scacchi, e non solo, il destino della terra.
Quello che pare francamente non all'altezza è la sceneggiatura, che ci restituisce in modo pedissequo alcune situazioni e alcuni topoi tipici del fumetto, ma che nell'economia globale di un film di certo bene non riescono (basti solo pensare ad un Lucifero chiamato amichevolmente "Lou", o a figure di assistenti mollate dalla storia e ripescate come jolly a metà film). Ma a pensarci bene il difetto principale non è nemmeno questo.
Lo script non riesce a creare un climax narrativo ed emotivo. Il film parte in modo fragoroso e fracassone sin dalle prime scene, e il ritmo e la dinamicità permangono costanti per tutte le due ore, creando uno stato di assuefazione nello spettatore che dopo la prima mezz'ora si abitua, malauguratamente al ritmo narrativo. Niente pause e niente picchi. Un livello abbastanza alto e scanzonato, ma costante. Maldestramente si cerca di ovviare inserendo (fiacchi) snodi narrativi, cercando d'inserire personaggi ad effetto ad ogni piè sospinto.
Si intravede qualche caduta nel trash qua e là (come non pensare al dito medio alzato di Constantine), ed il livello narrativo è sublimante, ma dopotutto questo Constantine fa intravedere qua e là qualche lampo positivo, soprattutto grazie ad una regia fortunatamente non plasmata sul film, ma, in alcuni punti, addirittura caratterizzante.

La frase: "Io non credo al diavolo" "peccato. Perché lui crede in te".

La curiosità: Francis Lawrence, alla sua prima impresa dietro la macchina da presa, aveva già lavorato nel mondo del cinema. E precisamente nel lontano 1964, curando la fotografia di un film giapponese, dal titolo "Watang! Nel favoloso impero dei mostri".

Pietro Salvatori

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