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Colour from the Dark
Dal breve racconto di Howard Phillips Lovecraft "Il colore venuto dallo spazio", già erano stati tratti "La morte dall’occhio di cristallo" (1965) di Daniel Haller, il quale vedeva protagonista nientemeno che il grande Boris Karloff, e "The curse-La maledizione" (1987) di David Keith, conosciuto anche con il titolo "La fattoria maledetta".
Ora, con l’ambientazione spostata dal New England all’Italia del 1943 e un budget di soli 70000 euro circa, è il ferrarese Ivan Zuccon – che al Solitario di Providence aveva già dedicato la trilogia composta da "L’altrove", "Maelstrom-Il figlio dell’altrove" e "La casa sfuggita" – ad occuparsi della nuova rilettura su schermo della vicenda, sostituendo l’originale meteorite-minaccia spaziale con una macchia color porpora che compare misteriosamente, in seguito alla caduta di un fulmine, nel pozzo da cui, in piena Seconda Guerra Mondiale, una coppia di campagnoli prende l’acqua.
Campagnoli che hanno i volti di Michael Segal, visto già nei precedenti lavori del regista, e Debbie Rochon, scream queen spesso al servizio dei trashissimi prodotti Troma, mentre Marysia Key veste i panni di Alice, giovane sorella della donna, tutti alle prese con il temibile maleficio scatenatosi dopo una serie di miracolosi eventi.
Ed è proprio la prova del cast uno dei punti forti dell’operazione che, concepita in digitale e pregevolmente confezionata, privilegia una prima parte di attesa costruita su lenti ma efficaci ritmi di narrazione, per poi sfociare in un secondo tempo riservato alle sensazioni forti e alla paura, tra esorcismi e situazioni splatter ben dosate e tutt’altro che gratuite.
Quindi, poco importa se gli effetti in computer grafica sono i soliti, risibili, tipici di questo tipo di produzioni a basso costo, in quanto Zuccon, che gira i momenti horror con una tale competenza tecnica da riuscire spesso a generare spaventi, arriva quasi a convincerci che, pur non essendo questo il giusto futuro per il cinema del terrore tricolore, può tranquillamente rappresentare una valida alternativa nel paese in cui le major e i finanziamenti statali sembrano ormai da tempo voltare in fretta le spalle dinanzi al sostantivo "genere".
La frase: "Che vuoi da me? Esci dalla mia testa!".
Francesco Lomuscio
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