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Buoni a nulla











Presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma edizione 2014, il film “Buoni a nulla” è la quarta pellicola realizzata da Gianni Di Gregorio. Era il 2008 quando alla Mostra del cinema di Venezia stupì la critica e il pubblico con “Pranzo di Ferragosto”, vincendo il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, quindi il David di Donatello e un Nastro d’argento per la regia di un debuttante. Ora ritorna con un film corale, un po’ diverso dai precedenti per tematiche, ma lo stile resta sempre lo stesso così come lo sguardo sinceramente ironico e con la voglia di far ridere. Così come era successo con “Pranzo di Ferragosto”, il regista descrive e racconta un tratto della società italiana moderna. L’ambientazione è come sempre la città di Roma, dal centro storico con le sue stradine all’immenso “nulla” della Cristoforo Colombo al Torrino.
Gianni è un impiegato pubblico della vecchia guardia e proprio a sei mesi dalla pensione viene colpito dalla Riforma delle pensioni del Ministro Fornero. Lui che ormai era in attesa della tanto sospirata pace, ora si trova a dover attendere ancora tre anni, cosa che accetta passivamente, ma il vero problema per lui che abita al centro è ritrovarsi ad essere trasferito dalla sede centrale al Torrino. La sua vita subisce quindi un radicale cambiamento che lo destabilizza procurandogli attacchi di panico e ansie che spingono la figlia e l’ex moglie ad andare a trovarlo. Per giunta la figlia vorrebbe che il padre le lasciasse l’appartamento e si trasferisse in un posto più vicino al lavoro. Solo il nuovo compagno della moglie, il simpatico dentista Raffaele (Marco Messeri), capisce lo stato di Gianni e cerca di aiutarlo diventando una sorta di padre spirituale per metà psicologo. Il precetto medico è chiaro: “Gianni ti devi incazzare”.
Ecco quindi che dentro di lui scatta la molla, il timido, mite e gentile impiegato improvvisamente comincia a reagire alle angherie delle persone che lo circondano e i primi a subire le sue “cattiverie” sono i vicini di casa brontoloni (Ugo Gregoretti e Giovanna Cau), quindi la sua stessa famiglia che lo vuole obbligare a cambiare casa e a trasferirsi al Torrino. Giunto nella nuova sede Gianni osserva e studia il microcosmo che lo circonda, composto dalla procace e giovane Cinzia (Valentina Lodovini), dalla direttrice opportunista (Anna Bonaiuto), dall’impiegato doppiogiochista (Gianfelice Imparato) all’indifeso Marco (Marco Marzocca), follemente innamorato di Cinzia. Gianni non può che stringere immediatamente una profonda amicizia con il giovane Marco, che è praticamente il suo alter ego, anche lui è sopraffatto dagli altri e gentile, così come lo era fino a pochi mesi prima Gianni.
La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Pietro Albino Di Pasquale, descrive l’Italia dei “furbetti”, ma lo fa senza giudicare o condannare, solo con una simpatica allegria, c’è un’ironia garbata e mai greve. La pellicola è piacevole e leggera resta volutamente in superficie senza scavare troppo nei personaggi, descrivendo e lasciando allo spettatore il giudizio.

La frase:
"Ma non faccio il geloso, io lo ringrazio ogni giorno di essersi preso mamma".

a cura di Federica Di Bartolo

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