Boogeyman - L'uomo nero
Non raccontate ai vostri pargoli la storia dell'uomo nero che viene a rapire i bambini cattivi se non volete ritrovarvi in casa un figlio affetto da paranoie accompagnate da frequenti allucinazioni tali da renderlo da adulto una sorta di schizoide con una perenne smorfia di assenza dipinta sul volto.

E' più o meno quello che accade a Tim (Barry Warson) che nei primi cinque minuti del film (decisamente i migliori) vediamo bambino nella sua stanzetta intento a combattere qualcosa o qualcuno che si agita nel suo armadio. Vent'anni dopo, Tim è un bel ragazzetto con il pallino del giornalismo e con una ragazza ricca e innamorata; ma ancora non gli riesce di aprire gli armadi senza che sudi freddo e la notte ha incubi da peperonata serale.

Ma il peggio deve ancora venire. Morta la madre si reca nella casa dove ha vissuto da bambino e decide di passare la notte lì (glielo consiglia una psicoanalista...) sperando, così, di superare per sempre i problemi che tanto lo assillano. Non l'avesse mai fatto...

"Boogeyman-L'uomo nero", patisce tutte le debolezze tipiche di questi film. Pur se prodotto dallo spider-director Sam Raimi, il film dopo pochi minuti si perde nelle complicate contraddizioni che uno script incerto ed approssimativo dissemina lungo il suo cammino. Il filo della storia - che ad un certo punto si sdoppia in più piani - si intreccia in un groviglio inestricabile. Vediamo il protagonista entrare in armadi ed uscire in stanze di altri locali, accadimenti temporalmente stravolti, personaggi ora scomparsi ora miracolosamente riapparsi. Di per sé, in un film dalle vaghe aspirazioni paranormali, non ci sarebbe nulla di strano. Il problema è che per mettere in scena opere di questo tipo bisogna davvero saperci fare sia in sede di direzione che in sede di montaggio. Il regista Stephen Kay, invece, è capace solo di qualche sagace inquadratura (qualche grandangolo, qualche ardita ripresa da angolazioni impossibili) e la direzione dei suoi attori - a partire dalla mortifera espressione del protagonista - è assolutamente priva di qualsivoglia rilievo. Anche le scene nelle quali il terribile uomo nero fa le sue apparizioni, dopo un iniziale sussulto, lasciano tranquillamente indifferenti.

Un film mediocre, a metà tra l'horror ed il paranormale, che a parte richiamare alla mente ricordi di spaventevoli storielle raccontate quando eravamo piccoli, lascia fortemente delusi.

Daniele Sesti

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