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Il GGG - Il Grande Gigante Gentile

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Thomas Cardinali2016-05-14
 

  • Foto dal film Il GGG - Il Grande Gigante Gentile
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Steven Spielberg porta sullo schermo per la prima volta il capolavoro per l’infanzia di Roald Dahl “Il Grande Gigante Gentile” in un film che rappresenta la sua prima collaborazione con la Disney.

La storia è quella di un’amicizia inusuale, che curiosamente è stata pubblicata nel 1982 cioè lo stesso anno in cui il geniale cineasta realizzava “ET - L’extraterrestre”, uno dei suoi capolavori. Proprio alla fidata collaboratrice Melissa Mathison, che aveva realizzato con lui il film premio Oscar sull’alieno proveniente dallo spazio, scomparsa tragicamente nel novembre 2015 si sono rivolti il regista e la produzione per realizzare un’emozionante trasposizione del famosissimo libro. Spielberg è un regista che dà sempre riesce a rappresentare valori quali amicizia e famiglia, che nell’opera di Dahl raggiungono una delle massime espressioni della letterature per ragazzi a livello mondiale.

La storia del film è quella classica del libro, con la piccola orfanella Sophie che nel cuore della notte viene portata via dall’orfanotrofio in cui vive da un gigante che le farà vivere un’avventura incredibile. La stessa destinata agli spettatori, dato che il team di cui si è circondato Steven Spielberg è in stato di grazia e ben assortito: la coppia di protagonisti è composta dal premio Oscar Mark Rylance, nei panni del Gigante Gentile, e dalla piccola Ruby Barnhill nei panni di Sophie, alla prima volta sul grande schermo e in grado di esprimere un’innocenza tipica della sua età decisiva per rendere quest’opera una riuscitissima trasposizione. I due personaggi sono soli al mondo e dopo un’iniziale diffidenza diventa evidente ad entrambi che la loro unione sia destinata a durare, con un rapporto bellissimo che ha fatto innamorare generazioni di lettori e che adesso finalmente grazie al coraggio di Steven Spielberg e dei produttori Kathleen Kennedy e Frank Marshall rivive sul grande schermo.

Il gigante si rivela essere un cacciatore di sogni, di emozioni e quindi la perfetta incarnazione dei valori che da sempre caratterizzano l’opera della Walt Disney e la loro produzione è stata una conseguenza naturale, così come che l’autore di “Jurassic Park” si sia affidato al meglio che Hollywood ha da offrire a livello di cast tecnico: il due volte premio Oscar direttore della fotografia Janusz Kaminski, il due volte vincitore dell’Academy Award per la miglior scenografia Rick Carter, il tre volte premio Oscar per il montaggio Michael Kahn, la costumista Johanna Johnson e, soprattutto, il leggendario John Williams che dopo essere tornato nella saga di Star Wars ne “Il Risveglio della Forza” firma la 24 esima colonna sonora di un film di Spielberg con cui ha vinto già ben tre premi Oscar.

Il meglio che il cinema mondiale abbia da offrire dunque per un film che è già cult ancor prima di arrivare nelle sale e che in alcune sequenze regala delle sensazioni di vera magia degne dei più grandi classici Disney e della filmografia di Spielberg.
Non resta che attendere la risposta del pubblico, che però non dovrebbe essere diversa da quella della platea di Cannes che ha salutato la proiezione con un applauso che apre scenari molto interessanti per questo film che potrebbe rappresentare dopo “Il Ponte delle Spie” e “Lincoln” un ritorno al vecchio Spielberg, quello in grado di far immaginare e sognare generazioni di cinefili.


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