Benvenuto a bordo
Gli italiani hanno un gusto tutto macabro nell’adattare i titoli dei film stranieri per il proprio mercato. E’ sempre stato così, ma oggi è ancora più evidente all’indomani della catastrofe della Concordia e della celebre, triste vicenda legata al comandante Schettino.
Per riderci su (si fa per dire) godiamoci quindi questo impalpabile, debole, fiacco, prevedibile e statico "Benvenuti a bordo". Il solito viaggio nella comicità, guidato da un protagonista buffo.
Isabelle si vendica del suo capo traditore assumendo Remy, quarantenne scapestrato con un curriculum... esile. Poco male, per fare l’animatore sulle navi da crociere servono soprattutto energia, umorismo e vitalità, tutte cose che a Remy non mancano. Ne combinerà delle belle, ma lo adoreranno tutti...
La nave ondeggia, così come il quarto lungometraggio del regista Eric Levaine (che ricordiamo soprattutto per aver avuto il coraggio di dirigere la parodia gay di "Poltergeist" ovvero: "Poltergay").
Si dondola alla ricerca di un equilibrio formale. Si cercano i tempi del genere, si cercano i toni, le battute, i respiri narrativi: tutte cose che effettivamente latitano in alternanza in "Benvenuti a bordo". Sembra di assistere a una di quelle commedie dove ridono solo certe signore un po’ attempate, vagamente snob, che collegano il genere commedia alla farsa. Il cast buono, tra Italia e Francia, dove a guidare la nave scopriamo la nostra Luisa Ranieri che però recita poco più di una manciata di battute, non serve a risollevare il morale a bordo. Il resto è di mestiere e nella sufficienza.
E tralasciando il discorso doppiaggio, in questo caso poco incisivo, di sufficienza si parla anche nel modo di intendere l’umorismo: va bene la leggerezza, ma manca l’equilibrio, come si diceva, e alla fine viene la nausea.
La frase:
"Lei è il capitano?".
a cura di Diego Altobelli
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