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Biancaneve e il cacciatore











Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? E’ Kristen Stewart in questa nuova versione su celluloide della leggendaria favola dei fratelli Grimm, giunta sugli schermi quasi contemporaneamente al "Biancaneve" (2012) interpretato da Lily Collins e Julia Roberts sotto la regia di Tarsem Singh.
Però, mentre in quel caso avevamo una rilettura piuttosto ironica e principalmente destinata al pubblico delle famiglie, il regista Rupert Sanders – proveniente dalla televisione – alza qui il tiro e punta a spettatori un po’ più propensi ai toni darkeggianti, ponendo la Bella della saga vampiresca "Twilight" nei panni di Biancaneve e la vincitrice del premio Oscar Charlize Theron in quelli della perfida regina Ravenna, intenzionata a distruggerla.
E, come il titolo stesso suggerisce, ad addestrare la protagonista nell’arte della guerra è il Chris Hemsworth di "Thor" (2011) nel ruolo del cacciatore Eric che era stato inviato, invece, per catturarla; man mano che a dominare sono cupe atmosfere da horror che, enfatizzate dalla bella fotografia di Greig Fraser, sembrano in parte rimandare al cinema di Tim Burton (del resto, il produttore è il Joe Roth che finanziò "Alice in wonderland").
Ma, con i volti di Bob Hoskins, Nick Frost, Ray Winstone, Eddie Marsan, Toby Jones, Brian Gleeson e Johnny Harris, non mancano neppure i sette nani nel corso delle oltre due ore di visione, destinate a tirare in ballo non poche situazioni movimentate a base di mostruose creature, tra giganteschi troll e rami d’albero che si trasformano in serpenti.
Qualcuno, infatti, più che somiglianze con "Biancaneve nella foresta nera" (1997) di Michael Cohn, bene o male classificabile sotto lo stesso genere, potrebbe tranquillamente provare l’impressione di ritrovare all’interno del lungometraggio elementi proposti da veri e propri classici del fantasy da schermo anni Ottanta del calibro di "Labyrinth - Dove tutto è possibile" (1986) di Jim Henson e "La storia infinita" (1984) di Wolfgang Petersen.
Anche se, complici oltretutto una epica battaglia pre-finale e un pizzico di violenza indirizzata agli under 14, è in particolar modo alla trilogia jacksoniana de "Il Signore degli anelli" che viene da pensare Sanders abbia guardato per confezionare una trasposizione biancaneviana corredata di inaspettati risvolti ovviamente assenti nella fiaba originale.
Con una narrazione che rischia a tratti di procedere in maniera eccessivamente lenta, ma anche una confezione generale che, tra ottimi effetti speciali e notevole lavoro scenografico, ne fanno un’opera interessante soprattutto dal punto di vista visivo; capace, inoltre, di non ricorrere mai al facile sentimentalismo da discount per adolescenti che ha caratterizzato analoghe operazioni come il mediocre "Cappuccetto rosso sangue" (2011) di Catherine Hardwicke.

La frase:
"Vedi piccola, l’amore ci tradisce sempre".

a cura di Francesco Lomuscio

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