Away from her - Lontano da lei
"La memoria è il diario che ognuno di noi porta con sé", scriveva Oscar Wilde in "L'importanza di chiamarsi Ernest"; ma, a differenza di un documentario, si tratta di un diario personalizzato dalla gioia e dal dolore, i quali lo rendono selettivo.
A darne conferma è il nuovo lungometraggio diretto dall'attrice e regista Sarah Polley (protagonista, tra gli altri, de "L'alba dei morti viventi" e "La vita segreta delle parole"), che, tratto dall'acclamato racconto "The bear came over the mountain" di Alice Munro, ricorre alla tematica del Morbo di Alzheimer quale metafora finalizzata a spiegare l'importanza dei ricordi in un duraturo rapporto di coppia.
Ne sono infatti protagonisti gli inseparabili coniugi Grant e Fiona, rispettivamente interpretati dai veterani Gordon Pinsent ("Il caso Thomas Crown") e Julie Christie ("Il dottor Zivago"), sposati da circa mezzo secolo ma la cui serenità viene improvvisamente disturbata dai sempre più lampanti vuoti di memoria che colpiscono la donna, fino al momento del suo ricovero a Meadowlake, casa di riposo specializzata nel trattamento della malattia di cui soffre.
E proprio una mente all'interno della quale stanno progressivamente svanendo i ricordi sembrano voler simboleggiare le bianche scenografie innevate di Kathleen Climie ("Il dolce domani"), mentre il povero Grant, cui viene imposto di tornare a far visita a Fiona soltanto dopo il primo mese di permanenza nel centro, si trova costretto ad accettare il fatto che la donna si sia completamente dimenticata di lui, affezionatasi nel frattempo ad un altro paziente del posto: Aubrey, con le fattezze di Michael Murphy ("I compari").
Scandita dall'efficace colonna sonora di Jonathan Goldsmith ("Delitto al Central Hospital), una storia di abbandono e solitudine, quindi, sostenuta da un ottimo cast comprendente anche la vincitrice del premio Oscar Olympia Dukakis ("Stregata dalla luna") e costruita su lenti ritmi di narrazione dominati da una tristemente grigia atmosfera, ma non privi di un pizzico d'ironia dolce-amara.
Soprattutto, tra momenti toccanti ed altri decisamente significativi (citiamo soltanto il confronto tra il protagonista ed una ragazza), un coinvolgente ed appassionante racconto per immagini che, nell'epoca della freddezza tecnologica e del facile sentimentalismo da discount, riesce nella non facile impresa di evitare eccessi mielosi e retorici, ribadendo i grandissimi sacrifici che comporta l'amore nella stessa maniera in cui soltanto una poesia d'altri tempi sarebbe potuta riuscire.
Brava Sarah Polley!

La frase: "Ora se non le dispiace vorrei salutare mio marito, non ci siamo mai separati per un mese in questi ultimi 44 anni"

Francesco Lomuscio

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