Appaloosa
Nel 2000 con Pollock (sua opera prima dietro la macchina da presa e Oscar per Marcia Gay Harden) ne avevamo apprezzato la freschezza e la genialità narrativa.
Oggi, dopo 8 anni di "assenza" registica, Ed Harris riesce a stupire nuovamente e ad emozionare con un’opera solida, grintosa e fortemente convincente.
Appaloosa è in tutto e per tutto un western atipico per certi versi, molto composito, ricco di spunti e di tematiche interessanti.
Ci sono senza dubbio gli elementi classici ricorrenti del genere (il buono, il bello e il cattivo per sovvertire Leone) ma c’è anche quella modernità sperimentativa che molto piace ai registi–attori (basta pensare al "Balla coi Lupi" di Kevin Costner).
La pellicola, che è tratta dal romanzo di Robert Parker, riprende per buona parte i dialoghi originali, ma per molti aspetti vive dell’improvvisazione mimica degli attori e dell’azzardo visivo di Harris.
Il risultato che ne consegue è straordinario.
Viggo Mortensen, è un comprimario, ma non lo mostra, è lui alla fine l’eroe di circostanza, capace di togliersi, e togliere di mezzo, al momento giusto.
Del suo personaggio di vice sceriffo, sembra (ri)apparire molto dei personaggi già apprezzati in "History of a Violence" o "La promessa dell’assassino": una recitazione dinamico–statica, umoristica, ma che ha qui l’aggiunta dell’elemento sentimentale.
Già perché tutto il film sembra intriso da quell’elemento, e non perché per esempio l’attrice principale Renée Zellweger, ce lo fa respirare ampiamente, (manierismi, raffinatezze, cortesie, a tratti stucchevoli) ma perché sia Harris nel ruolo principale di sceriffo, sia Mortensen, sembrano celare sentimenti nascosti, come l’amore e l’amicizia, anche se però non ne confermano mai un evidente esistenza.
Tutto però ruota a quello che è riuscito a fare Harris: se la sceneggiatura, scritta insieme a Robert Knott, non aveva bisogno di eccessivi ritocchi, la regia invece è qualcosa di penetrante, "spietata".
Guardando questo film, indirettamente, ci si pongono delle domande sulla fine di un’epoca, che è stata così affascinante, così mutevole, e che oggi, sembra forse essere tornata di gran moda.
L’Harris attore non aveva bisogno di ulteriori conferme, da "Apollo 13" al "Truman Show", è stato un crescendo, non solo perché ha saputo dimostrarsi protagonista, al di là di alcune marginalità di ruolo, ma perché ha sempre dato prova di grande spessore recitativo.
L’Harris regista invece apre forse una nuova via inesplorata del genere, e oggi la fa sua.

La frase: "I sentimenti ti fanno ammazzare".

Andrea Giordano

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