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Antonio, guerriero di Dio
Nell'infinità di produzioni cinematografiche e televisive dedicate ad importanti figure legate alla storia della Chiesa, San Francesco e Padre Pio rappresentano sicuramente i soggetti più sfruttati, perfino in versione cartoon. E' forse per questo motivo che lo specialista in spot pubblicitari Antonello Belluco ha deciso di esordire nella regia del lungometraggio affrontando la storia di Sant'Antonio da Padova, il Santo più popolare e famoso del mondo, canonizzato nel più breve tempo possibile, a undici mesi dalla sua morte, di cui racconta: "Antonio non è stato un Santo semplice che si è sacrificato per qualcuno o ha fatto edificare qualcosa... Antonio è un grande dottore della Chiesa, un genio del suo tempo, una figura complessa ed enigmatica, sicuramente un grande erudito e magnifico predicatore. E' un uomo che non appartiene al popolo, viene dalla nobiltà, ma è un nobile che, prima tra gli agostiniani, poi tra i francescani, rinuncia a tutti i beni e alle tentazioni del mondo per amore di Dio. Vuole stare in mezzo al popolo, condividerne le gioie, le sofferenze, vuole comunicare con le persone per dare loro forza e speranza".
E ad incarnare splendidamente Antonio, sfuggito all'annegamento nel corso di un naufragio sulle coste della Sicilia, nel 1221, grazie all'aiuto del mercante e matematico pisano Fibonacci, con il volto di Nuccio Siano, troviamo lo spagnolo Jordi Mollà, praticamente passato dal profano al sacro, considerando i suoi trascorsi cinematografici al servizio di Bigas Luna.
Tra cori angelici e colonna sonora dello storico Pino Donaggio, seguiamo quindi i pellegrinaggi del protagonista in tutta Italia, il quale, sotto l'immancabile saio, si trasforma progressivamente in un carismatico predicatore sempre più acclamato dai suoi numerosi proseliti, mentre veniamo a conoscenza di Tebaldo, interpretato da Franco di Francescantonio, usuraio padovano che ha affidato al suo più crudele seguace, Baldrico/Matt Patresi, la missione di trovare un tesoro in una nave naufragata in Sicilia. E quest'ultimo decide di portare con sé Folco, cui concede anima e corpo Paolo De Vita, personaggio che assumerà non poca importanza nel corso della vicenda, nella quale troviamo coinvolti anche Arnoldo Foà, Mattia Sbragia ed un insolito Andrea Ascolese (i vanziniani incalliti lo ricorderanno sicuramente per aver preso parte a Febbre da cavallo - La mandrakata) in chiave drammatica, confezionata da Belluco con grande professionalità, grazie anche alla bella fotografia di Gino Sgreva (Cielo e terra).
D'altra parte, la AB Film dell'intraprendente Angelo Bassi è da sempre sinonimo di qualità, non c'è quindi da meravigliarsi se Antonio, guerriero di Dio, pur apparendo non troppo distante dai canoni delle fiction televisive italiane e decisamente schematico dal punto di vista della struttura narrativa, si presenta come un lungometraggio che non sfigurerebbe affatto nel confronto con una produzione d'oltreoceano. Intendiamoci, ci troviamo comunque dinanzi ad un elaborato (nella media) riservato principalmente agli estimatori di santi e miracolanti su celluloide, ma in grado di testimoniare, se non altro, che nello stivale del globo esiste ancora qualcuno capace di muoversi bene anche al di fuori delle classiche due camere e cucina del nuovo cinema italiano.
La frase: "Immagino che l'inferno sia l'impossibilità di vedere la luce di Dio".
Francesco Lomuscio
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