American Sniper
Chris Kyle è considerato un eroe di guerra. La Marina militare americana gli attribuisce ben 255 uccisioni in combattimento, più di qualsiasi altro soldato che vi abbia mai prestato servizio. Il suo campo di battaglia è stato l’Iraq, dal 2003 al 2009. Era entrato nel corpo d’élite dei Navy Seals nel 1999, a 35 anni, tardi per la media, ma la sua determinazione nonché la sua mira infallibile in poco tempo gli permisero di acquistare un’eccezionale popolarità prima all’interno dell’esercito poi tra tutti i suoi connazionali anche grazie ad un libro autobiografico, American Sniper (che, tradotto, significa Cecchino americano), best-seller del 2012.
È proprio da quest’opera, come del resto indica anche l’omonimia nel titolo, che Clint Eastwood è partito per realizzare il suo ultimo film. Al centro vi sono le regole di ingaggio e gli scontri avvenuti durante la guerra in Iraq e le ripercussioni psicologiche subite dai reduci, a partire proprio da Kyle, interpretato da un’impressionate, per mole di muscoli, Bradley Cooper. Eastwood decide di non sviscerare autonomamente la vita di Kyle e di fidarsi, quasi ciecamente, solo di ciò che di positivo che altri, o lui stesso hanno detto a proposito delle sue imprese sia in guerra che al ritorno negli States. E così, nel film, non c’è traccia del fatto che spesso alcune sue affermazioni non abbiano trovato riscontro nella realtà tanto da aver addirittura implicato un risarcimento milionario, come quando si vantò di aver messo a terra con un pugno l’ex governatore del Minnesota Jesse Ventura, reo di aver parlato male dei Navy Seals.
No, Eastwood decide che di Kyle va narrato solo il meglio, il che non significa non raccontarne i periodi duri e le difficoltà sul lavoro e in famiglia, ma mantenendo comunque costante l’idea che si tratti di un uomo che si sacrifica sempre e solo per la patria.
Chissà, forse è giusto così, certo è che, se si lascia perdere il “cosa” e ci si concentra su il “come”, il lavoro del cineasta americano è eccezionale, soprattutto quando si parla delle scene di guerra. Che si tratti di uno sparo ad un chilometro di distanza o di guerriglia urbana Eastwood sa sempre cosa inquadrare e come anche quando c’è da mostrare caos e concitazione. Il duello tra i due cecchini è un ottimo pretesto narrativo per tenere incollato lo spettatore alla sedia. La sparatoria all’interno della nube di sabbia poi è tra le più belle scene d’azione di questa stagione cinematografica. L’ha girata un vecchio conservatore ottantaquattrenne con più visionarietà di tanti suoi giovani colleghi.
La frase:
"Sono pronto ad incontrare Dio e a rispondere di ogni singolo sparo".
a cura di Andrea D’Addio
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