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A Proposito di Steve
Vincere un Oscar e una pernacchia d’oro. Il 2010 è stato senza dubbio l’anno di Sandra Bullock, attrice sì tradita dal marito, ma anche dotata di un’autoironia fuori dal comune. Andando a ritirare il premio per la peggiore attrice dell’anno sul palco dei Razzie Awards (sia chiaro che sono in pochi gli attori che si recano alla serata mettendoci la faccia), l’ex Miss Detective si è presentata sul palco con un carrello pieno di dvd di "A proposito di Steve", il film per cui stava per essere premiata. La punizione per i giurati che l’avevano votata sarebbe stata la visione ad oltranza della pellicola in questione. Ma è davvero così brutto "A proposito di Steve"? Sì. Ed il suo arrivo in Italia, con parecchio ritardo rispetto all’uscita statunitense, quando ormai si poteva sperare che ce ne saremmo completamente dimenticati, non è certo un evento da appuntarsi nelle agende.
La ragione? Partiamo dalla trama. Mary è una geniale enigmista. Purtroppo nel suo mondo pieno di logica e giochi d’abilità, manca l’aspetto relazionale. Non c’è un uomo che se la fila e vive ancora con i genitori. Quando questi ultimi le organizzano un appuntamento al buio assieme al figlio di loro cari amici, Mary inizialmente è reticente. Poi, quando lo vede (si tratta di Bradley Cooper, sicuramente un attore molto bello), si innamora seduta stante. Il problema è che la sua passione è veramente esagerata, da malata mentale. E così, nonostante lui scappi alla visione di questa invasata, lei comincia a tampinarlo, inseguendolo sui luoghi di lavoro e creando problemi in ogni dove.
Come avrete capito, non si tratta di una commedia romantica, bensì di un dramma su una tizia con dei seri disturbi, eppure il regista Phill Trail e la sceneggiatrice Kim Barker sembrano non volersene accorgere e fanno di tutto per dare un tono di leggerezza e disimpegno al tutto. Peccato che il risultato sia un ibrido che non diverte né appassiona, bensì respinge. L’errore principale è nella caratterizzazione del personaggio della Bullock: non si prova nessuna empatia per lei, è davvero un’invasata su cui non è possibile né ridere né provare pietà. Seguire le sue avventure non è di alcuno interesse per nessuno ed è davvero strano pensare che chi ha finanziato il film leggendo la sceneggiatura abbia potuto pensare il contrario. Insomma, per quanto la Bullock si impegni a dare credibilità e ritmo al tutto, il premio personale a lei (e di coppia con Bradley Cooper come peggiore duo sullo schermo) è ampiamente meritato. Peccato. Per quanto scontate possano essere tante commedie romantiche della Bullock, di certo l’ennesimo prodotto in serie di quel genere sarebbe stato sicuramente meglio di questo film che ha l’unico merito di essere coraggiosamente originale.
La frase: "Ti mangerò come un leone di montagna".
Andrea D'Addio
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