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When the Levees Broke
Era il 29 Agosto 2005 quando l'uragano Katrina spazzò via NewOrleans e molti delle altre città del Sud degli Stati Uniti vicini al Mississipi. Eravamo qui a Venezia, quando lo apprendemmo. E c'era anche Spike Lee, presente per "All the invisibile children". Ad un anno di distanza il regista newyorkese porta qui quelle storie che all'epoca sembravano tanto lontane. Smessi gli abiti da "autore" ecco un documentario nella più classica delle forme. Quattro ore e un quarto montate per la televisione (che ha altri ritmi rispetto al cinema) e che, seppur con alcuni cedimenti (di sonno o di altri bisogni) da parte di alcuni degli spettatori "veneziani" recatisi alle proiezioni(senza intervalli), sono state seguite con estrema attenzione e partecipazione.
L'uragano Latrina. Una catastrofe enorme che ha ucciso e condizionato la vita di migliaia di persone. "Naturale" senza dubbio, ma anche "prevedibile" e quindi con alcune, pesanti responsabilità. Si parla di ciò che doveva essere fatto prima che tutto accadesse, e ciò che non è stato fatto dopo. Di ciò che si è perduto e di ciò che difficilmente si potrà mai ricreare così com'era: NewOrleans.
Lee non prende di petto tutte le questioni come ci si sarebbe aspettato dato il vigore con cui ha sempre affrontato quelle che sono le tematiche di tutti i suoi film ("il razzismo", "il libero arbitrio"), ma circonda tutta la tragedia colpendo punto su punto tutti gli effetti che essa ha ed ha avuto sul futuro della nazione. Non c'è infatti solo il dramma di famiglie distrutte o senza casa, ma anche un fenomeno sociologico di riformazione delle città che non si limiterà al solo Sud statunitense.
Al materiale di repertorio (spesso fotografie) vengono accostate le interviste di chi è stato testimone e vive tuttora quello che dovrebbe essere (ma non è) la ricostruzione. Ma sia che a parlare siano professori universitari che siano musicisti di strada, che l'accusa la lanci il povero che già prima viveva in una baracca, sia che a puntare il dito sia il sindaco della città che la rabbia esploda da una infermiera, gli indirizzatari sono sempre gli stessi: le istituzioni. Politici che prima di allungare un braccio ed offrire il proprio aiuto si preoccupano di capirne il costo, gente che preferisce il sacrificio di migliaia di persone per favorire le speculazioni edilizie successive. Tutto questo Lee lo dice, o meglio lo riprende, senza mai interferire direttamente nella narrazione. Non c'è voce fuori campo, non c'è un vero ordine con cui tutte le tematiche vengono affrontate. Tanto forte è stato l'uragano nella sua opera di distruzione e tanto confusa la risposta di chi avrebbe potuto contenere il problema, che accettare una sola angolatura o riuscire a parlare analiticamente di tutta la vicenda sempre impossibile. Più quantità che qualità, ma l'esito è riuscito: non ci si dimenticare di Latrina.
La frase: "Gli ingegneri non sono come gli avvocati che quando perdono una causa si lamentano del giudice…gli ingegneri pagano perché quando sbagliano la loro colpa è sotto gli occhi di tutto il mondo".
Andrea D'Addio
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