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Chiamata da uno sconosciuto
"Sei andata a controllare i bambini?". Chi, nel 1979, ebbe modo di vedere l'agghiacciante thriller "Quando chiama uno sconosciuto" di Fred Walton, non potrà mai dimenticare questo ossessivo quesito che un misterioso maniaco ripeteva per telefono alla povera babysitter Jill Johnson, interpretata dalla brava Carol Kane (Io e Annie), la quale tornò anche nel sequel televisivo del 1993, "Lo sconosciuto alla porta", per mano dello stesso regista.
Oggi che siamo in piena febbre di remake e che "Scream" (1996) dell'accoppiata Craven - Williamson ha provveduto a rispolverare il serratissimo incipit del classico di Walton, arriva nelle sale cinematografiche il rifacimento "Chiamata da uno sconosciuto", fortemente voluto da Ken Lemberger, ex co-presidente della Sony Pictures Entertainment, il quale ha osservato: "Di quel film ricordavo soprattutto l'inizio: i primi venti minuti erano la cosa più spaventosa che avessi mai visto al cinema". Infatti, come asserito dal co-produttore John Davis, il nuovo "When a stranger calls" (così s'intitola in patria il film), la cui regia è stata affidata a Simon West, si presenta più come una rivisitazione, che come un vero è proprio rifacimento, in quanto dell'originale riprende soltanto la coinvolgente parte iniziale, dilatandola per la sua intera durata, nel corso della quale assistiamo unicamente al lungo assedio telefonico operato da un ignoto e pericoloso folle ai danni di Jill, ora con il volto della tutt'altro che disprezzabile Camilla Belle (Amori e incantesimi), impegnata a controllare due bambini all'interno di una lussuosa abitazione isolata in cima ad una collina.
Il regista di "Con Air" (1997) e "Lara Croft: Tomb raider" (2001), abituato a sequenze d'azione e spazi aperti, si confronta con un claustrofobico racconto di suspense prevalentemente ambientato al chiuso, mettendo in scena un teso spettacolo che, nonostante la moderna ambientazione, rispecchia non poco la vecchia maniera di generare ansia e paura nello spettatore, con una immancabile strizzatina d'occhio ad Alfred Hitchcock (da cui anche Walton aveva sicuramente attinto). Quindi, al di là di colti e sorprendenti accorgimenti, come la metafora visivamente rappresentata del gatto ed il canarino, ed il palloncino che vola via, probabile omaggio al capolavoro di Fritz Lang "M - Il mostro di Dusseldorf" (1931), ci tiene efficacemente inchiodati alla poltrona per circa 87 minuti, senza ricorrere a gratuiti spargimenti di sangue, ma sfruttando con abilità elementi come le soggettive, l'angosciante trillo del telefono, l'alternanza dei piani sonori e le immagini delle chiome degli alberi selvaggiamente mosse dal vento. Il tutto, per sfociare in un faccia a faccia finale con lo psicopatico in puro Halloween - style, durante il quale, tra ralenti e qualche effetto pirotecnico, lascia emergere maggiormente il suo tocco di specialista in action - movie, tanto da trasformare l'indifesa Jill del capostipite in donna agile e combattiva. D'altra parte, non siamo più nel 1979.
La frase: "C'è qualcuno che continua a telefonare, ho avvertito la polizia".
Francesco Lomuscio
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