Verso il sud
Vers le Sud di Laurent Cantet sfiora il vergognoso.
Il problema principale è innanzitutto la grande dose di contaminazioni tematiche (e che tematiche!), e poi, il mancanza di coraggio e di andare oltre.
Cantet inserisce diversi oggetti su cui dibattere e discutere: abbiamo il razzismo, la prostituzione, l'immigrazione, e addirittura piccole storie di mafie locali.
Sono tematiche sicuramente interessanti, ma difficilmente legabili tra di loro senza una propria sensibilità sintattica nel legare segni e codici semiologici tra di loro.
Cantet possiede quindi un difetto pragmatico, l'incapacità di legare narrativamente i vari nuclei filmici, facendoci quindi vedere diverse scene che sembrerebbero non avere una propria funzionalità all'interno dell'opera, scene che proprio per questo motivo diventano inutilmente pesanti ed annoianti in quanto non necessari, senza utilità né estetica né descrittiva.

Non sappiamo mai dove Cantet vuole puntare, e il risultato finale è il contrario della sua intenzione: lui vorrebbe approfondire tante tematiche, ma finisce che non ne approfondisce nemmeno uno.
Non era mica meglio concentrarsi solamente in una tematica unica e sviscerarla completamente? Per esempio quel (non) amore tra Charlotte Rampling e un gigolò locale, così tormentato che sfiora quasi la follia. O anche la solita indagine sociale sul razzismo che in tanti paesi del mondo è ancora più diffuso che mai.
Ma Cantet è presuntuoso, vuole tutto e finisce con lo stringere nulla, anche per quella mancanza di coraggio nell'indagare oltre, nell'avere un approccio veramente critico con gli argomenti narrati. Ma Vers le sud non osa, stuzzica il pubblico tirando sassi ma poi nasconde la mano. E purtroppo è impensabile come si possa dirigere un'opera classicamente europea (quindi abbondanza di piani e dialoghi) con le tematiche più scottanti della società attuale, senza però il coraggio dell'anti-conformismo.

Da salvare in Laurent Cantet è solamente la direzione d'attori, che riesce a captare nel cast, soprattutto in quell'immensa Charlotte Rampling, una serie di emozioni vissute in silenzio totale: è dolore, gelosia, inquietitudine. O semplicemente, distruzione di ogni sistema emotivo. Un po' come succede agli spettatori che guardano questo film, nel senso più negativo della definizione.

La frase: "Certo, le maschere buone si mescolano con quelle cattive, ma non si dimentichi che comunque tutti portano maschere".

Pierre Hombrebueno

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