Valentin
Nella Buenos Aires degli anni '60 vive un bambino di nove anni, Valentin. Sta con la nonna da quando ne ha tre: suo padre è sempre in giro per affari e all'eterna ricerca di una fidanzata, mentre la mamma è andata via tanto tempo prima e non se ne riesce a sapere nulla.
Valentin vuole diventare astronauta, sebbene abbia un piccolo 'problema di angolatura' alla vista e dopo la scuola passa i pomeriggi nella sua stanza a realizzare modellini di missili e ad addestrarsi alla mancanza di gravità camminando con dei pesi sui piedi o andandosene in giro con una tuta spaziale fatta in casa.
Come ogni bambino Valentin è un grande osservatore e attraverso i suo occhiali correttivi guarda al mondo dei grandi con arguzia, considerando con stupore la loro assoluta incapacità ad approfittare della vita. È un bambino molto solo e a parte un compagno di scuola, il suo più caro amico è un trentenne altrettanto solitario che gli elargisce pillole di saggezza durante improduttive lezioni di pianoforte. Tra la preoccupazione di sistemare sentimentalmente l'amico e l'improvvisa perdita della nonna, il piccolo Valentin finirà per arrivare alla conclusione che a tutte le sue domande c'è sicuramente una riposta, ma che deve trovarla da solo.
Alejandro Agresti si prende una specie di pausa e torna al passato romanzando la propria infanzia. Senza abbandonare la caratteristica vena umoristica de "L'ultimo cinema del mondo" o "Una notte con Sabrina Love", lo scrittore e regista argentino non nasconde una certa malinconia per quell'età in cui si pensa ancora che il mondo e le persone siano misteriosi ma affascinanti e in cui un vigoroso ottimismo anima la certezza di poter realizzare i propri sogni.
Agresti descrive il mondo di Valentin con una fotografia dai colori vivaci come quelli dei fumetti che al contempo rallegra la feroce onestà con la quale il bambino affronta l'ipocrisia e le menzogne degli adulti. Altrettanto originale l'attore scelto per Valentin, Rodrigo Noya, ottimo interprete il cui straordinario modo di alternare volti seri e comici regala al film un protagonista d'eccezione al quale ci si affeziona immediatamente.
Il regista perde però l'occasione di approfondire il quadro storico e sociale in cui si svolge la storia: gli anni '60 dell'Argentina sono infatti caratterizzati dalla dittatura militare che non mancò di violenza nella sua lotta per affermare il potere, preludio al tragico decennio successivo. Il racconto resta quindi sospeso in un tempo indefinito, in cui solo gli abiti e gli oggetti ne definiscono l'epoca, risultando così un'opera godibile, a tratti toccante, ma non particolarmente appassionante.
Valeria Chiari
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