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Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale











Se pensiamo a “Un’estate ai Caraibi” (2009) di Carlo Vanzina e “Faccio un salto all’Avana” (2011) di Dario Baldi, non è la prima volta che – nell’ambito dei film vacanzieri – Medusa ci porta nella regione delle Americhe bagnata dal Mare Caraibico; la novità, però, in questo caso risiede nel fatto che il titolo in questione provveda non solo a riportare al servizio di un cinepanettone (e non più sotto il marchio Filmauro) il cineasta toscano Neri Parenti e il protagonista Christian De Sica, ma anche gli sceneggiatori Fausto Brizzi, Marco Martani e Domenico Saverni.
Sceneggiatori che firmano lo script insieme al regista e al figlio dell’indimenticato autore di “Ladri di biciclette” (1948), il quale ricopre il ruolo del Mario Grossi Tubi il cui cognome non può fare a meno di generare doppi sensi quando legato sia alla giovane figlia Anna Pia alias Maria Luisa De Crescenzo che a quello del maturo compagno Ottavio Vianale, incarnato da Massimo Ghini.
Compagno squattrinato, ma che Mario e la moglie Gianna – ovvero Angela Finocchiaro – credono essere ricchissimo, tanto da sperare che la ragazza lo porti all’altare in modo da risolvere i loro guai finanziari; man mano che prende forma la consueta sequela di equivoci e situazioni comiche in cui – pur senza rinunciare ad evitabili parentesi volgari – il mattatore della risata sotto l’albero dimostra ancora di sapersi destreggiare con maestria, tra banditi pronti ad entrare in azione ed un’altamente esilarante dialogo in bagno.
Mentre Ilaria Spada e Luca Argentero vestono rispettivamente i panni degli appena conosciutisi Fausto e Claudia, talmente diversi e incompatibili tra loro da lasciare di nascosto i propri partner per abbandonarsi alla irrefrenabile passione che li porta a consumare grotteschi rapporti sessuali nei luoghi più impensati.
Momenti, i loro, destinati, purtroppo, a rivelarsi i più fiacchi e meno interessanti della circa ora e quaranta di visione; che sembra andare leggermente meglio per quanto riguarda la vicenda dell’Adriano Fiore cui concede anima, corpo ed emulazioni di suoni e rumori Dario Bandiera: un maniaco della tecnologia che fa qualsiasi cosa (compreso l’amore) attraverso l’esclusivo utilizzo del tablet e delle sempre più assurde applicazioni, ma che finisce inaspettatamente su un’isola deserta, dove a circondarlo non sono altro che acqua e natura incontaminata.
Perché, ricordando in parte l’episodio della storia sentimentale via sms raccontata in “E adesso sesso” (2001) del succitato Vanzina, è impossibile non intuire nell’esperienza alla Robinson Crusoe inscenata un’intelligente critica ad una folle società odierna che non riesce più a fare a meno di telefoni cellulari e invenzioni assortite del XXI secolo.
Anche se la regia lascia piuttosto a desiderare e, senza dimenticare immancabili peti e qualche gag proto-Fantozzi (d’altra parte, è da lì che proviene Parenti), sebbene ci si diverta a sufficienza rimaniamo dalle parti di un’operazione discontinua e non pienamente convincente.

La frase:
"Basta con ‘ste cazzate, non gliela faccio più".

a cura di Francesco Lomuscio

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