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Un tirchio quasi perfettoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato06 marzo 2017Voto: 8.0
Quando si è abituati a vivere in un certo modo, diventa difficile modificare il proprio stile di vita, almeno finché all’improvviso non subentrano delle inaspettate novità che rendono necessario il cambiamento. Questo è quanto avviene in “Un tirchio quasi perfetto” a François Gautier, uno degli uomini più avari della Francia. Risparmiare gli dà gioia, la prospettiva di dover pagare lo fa sudare freddo. La sua vita è scandita in funzione di un unico obiettivo: non mettere mai mano al portafoglio. Tutto ciò però viene completamente sconvolto in un solo giorno: si innamora di una donna e scopre di avere una figlia. Costretto a mentire per riuscire ad occultare il suo terribile difetto, per François cominciano i problemi poiché a volte mentire può costare caro, molto caro. Nel cast del film di Fred Cavayé, Dany Boon (nelle vesti del protagonista), Laurence Arné, Noémie Schmidt, Patrick Ridremont e Christophe Canard tra i tanti.
“Un tirchio quasi perfetto” potrebbe diventare la commedia francese dell’anno in quanto ricca di sfaccettature che normalmente difficilmente riescono ad amalgamarsi alla perfezione in una pellicola volta principalmente a intrattenere. Eppure, nel film di Fred Cavayé trova largo spazio una profonda riflessione su ciò che è davvero importante nella vita, la famiglia, e su cosa siamo disposti a fare per il bene dei suoi componenti. Non è cosa da poco visto l’impianto comico che riecheggia per tutta la durata della pellicola, ma il regista ha colto nel segno il messaggio che avrebbe potuto coinvolgere maggiormente un possibile spettatore e farlo sentire parte integrante della storia. Difficile è infatti non provare empatia per un padre che, dato i propri limiti, viene giudicato male dagli altri, come se fossero tutti migliori di lui. Nel film però vedremo che in realtà il protagonista dimostra di essere molto diverso da come poteva apparire inizialmente. Questo è merito soprattutto di Cavayé e dell’attore stesso, Dany Boon, che sono riusciti a dare vita ad un personaggio di grande spessore, soprattutto a livello emotivo e a caratterizzarlo al meglio. La regia è molto curata e fatta di inquadratura che sottolineano ogni sfumatura di “Un tirchio quasi perfetto”, creando equilibrio tra scene comiche e drammatiche. Ciò permette allo spettatore di immergersi appieno nella vita del protagonista e, talvolta, di capire i suoi atteggiamenti. I dialoghi sono pervasi di una forte e intelligente ironia, elemento che porta il pubblico a ridere di gusto e a voler proseguire nella visione per vedere cosa accadrà di altrettanto esilarante di lì a poco. La fotografia, che mantiene per gran parte del film tonalità fredde (sarà per il riscaldamento e le luci sempre spente?!), è pulita e la colonna sonora non è mai fuori luogo e segue con grazia il susseguirsi delle scene. Tutti gli attori sono perfettamente in parte, ma una menzione speciale va all’interprete di “Giù al nord”. Lo aveva già dimostrato più volte al cinema: Dany Boon è il re della commedia francese. Infatti, anche in questo caso non delude affatto, anzi dimostra di poter essere credibile sia in ruoli comici sia in quelli drammatici, grazie soprattutto alla sua straordinaria espressività. La frase dal film:
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