Tutti gli uomini del re
"Tutti gli uomini del re", tratto dall'omonimo romanzo di Robert Penn Warren, da cui era già stato tratto un film del '43, analizza la parabola politica del governatore Willie Stark e la parallela vicenda umana del giornalista Jake Burden.
I due personaggi, interpretati rispettivamente da Sean Penn e Jude Law, si dividono il film quasi a metà. Nella prima parte la camera è puntata quasi esclusivamente sul politico, il suo idealismo, la sua battaglia infruttuosa contro la serpeggiante corruzione, la sua discesa in campo, la sua inaspettata vittoria e la gestione mafiosa del potere. Dopo la sua elezione il personaggio del governatore viene messo in secondo piano, per dare spazio alla parabola tutta interiore del personaggio di Jude Law, giornalista incorruttibile, al servizio di Starks si fa usare come una mazza, per eliminare gli ostacoli che si parano innanzi al politico, distruggendo tutte le persone che lui amava, in una sorta di masochistico gioco al massacro, nel quale tutti usciranno sconfitti.
A trionfare, alla fine, saranno solo i politici di professione, quelli che sanno come usare la gente e manipolarla per i loro scopi, l'addetta stampa politica Sadie Burke e Tiny Duffy, vice di Stark.

Il regista Steven Zaillian lascia il film agli attori, spera che attraverso il loro carisma riescano a trasmettere le complesse dinamiche che muovono i rispettivi personaggi. Così quando parlano sono sempre in primo o primissimo piano, la camera resta immobile finché non hanno finito ed è raro che due attori appaiano nella medesima inquadratura, quando succede è solo per sottolineare il rapporto che li lega.
Ma qui sbaglia, i due protagonisti utilizzano approcci completamente diversi ai propri personaggi, Sean Penn si affida ad una recitazione scomposta e sopra le righe, fatta di una prorompente gestualità per sottolineare le umili origini di Stark, al contrario Law è contenuto e compresso, ma nessuno dei due riesce a rendere vero e palpitante il proprio personaggio.
La sceneggiatura è lacunosa sui meccanismi che portano Stark da idealista incorruttibile a politicante arrogante.
Così alla fine il film non riesce ad essere né un atto d'accusa contro i meccanismi della politica, né una rappresentazione dell'ambiguità umana.

La frase: "Tutti nasciamo nel male, il bene ce lo dobbiamo inventare strada facendo".

Elisa Giulidori

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