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Trash











Diretto dal tre volte candidato all’Oscar Daldry e sceneggiato dal famoso Richard Curtis, “Trash” è presentato in concorso alla nuova edizione 2014 del Festival Internazionale del Film di Roma. Il film è ispirato all’omonimo romanzo per ragazzi di Andy Mulligan, pubblicato in Italia da Rizzoli Editore, è ambientato a Rio De Janeiro ed è un interessante miscuglio di generi, dalla storia avventurosa all’action, dal thriller al film socialmente impegnato di denuncia contro la povertà, la degradazione e la corruzione. Quest’ultimo aspetto però passa in secondo piano, restando sempre presente e visibile, rendendo “Trash” un vero e proprio film di intrattenimento che agli stilemi del thriller unisce quelli favolistici. A sostenere questa idea è lo stesso regista Daldry: “Non credo possa influenzare le elezioni presidenziali del Brasile per le scene che mostra di corruzione, della violenza della polizia. Sono tutte cose molto documentate anche in Brasile grazie anche a molti documentari. E’ una fiaba, una storia di avventura che non vuole cambiare il mondo né tantomeno incidere sulle elezioni brasiliane”.
Tutto ha inizio in un cimitero a Rio, dove un uomo seppellisce la sua bambina per poi tornare a casa, rendendosi conto di essere ormai in mano alla polizia lancia il portafoglio fuori dal balcone, che per fatalità finisce in un camion della spazzatura diretto ovviamente ad una discarica in cui abitano centinaia di persone che ogni giorno rovistano fra i rifiuti. E’ in una di queste favelas che vivono gli adolescenti Rafael (Rickson Tevez) e Gardo (Luis Eduardo), sotto lo sguardo amorevole e vigile del disilluso missionario Padre Julliard (Martin Sheen) e la giovane assistente americana Olivia (Rooney Mara). Ed è proprio Gardo a trovare il portafoglio pieno di soldi e con dentro degli strani oggetti. Quando arriva la polizia che mette una ricompensa per chi ritrova il portafoglio il ragazzo capisce che c’è dietro qualcosa di importante e decide di indagare coinvolgendo nella ricerca anche il coetaneo Rat. Non si rendono conto che stanno per sollevare un vespaio, perché dietro quegli strani oggetti rinvenuti nel portafoglio, si nasconde una storia di corruzione che coinvolge un potente politico che sta lavorando per essere rieletto.
I ragazzi scopriranno presto che non possono fidarsi della polizia, comandata dal terribile Frederico (Selton Mello), inizia così l’avventura per le stradine e i palazzi abbandonati di Rio.
Inseguimenti, sparatorie, furti, codici da decriptare, che li condurranno fino a José Angelo (Wagner Moura), un politico rinchiuso in prigione e accusato ingiustamente di corruzione e favoreggiamento. E’ l’incontro con questa persona, che ha lavorato per migliorare la vita della gente povera come loro, che gli farà capire che quello che stanno facendo è importante. Cruciale la domanda posta da Olivia ai tre ragazzi: “Perché lo fate?” la loro risposta: “Perché è giusto”. Con queste semplici parole sono riassunti gli elementi cardine del film: fede, giustizia, amicizia, speranza. I tre ragazzi credono fermamente nella giustizia e profondamente religiosi sono convinti che Dio li proteggerà perché stanno facendo del bene. I tre ragazzi Raphael, Gardo e Rat, interpretati dai Rickson Teves, Eduardo Luis e Gabriel Weinstein, sono i veri protagonisti del film dominando la scena, facendo sorridere il pubblico che non può che parteggiare per loro, per i loro sogni e per il loro senso di giustizia.
Il racconto è avvincente nonostante la realtà scivoli inesorabilmente verso la favola nel finale, facendo venir meno la logica. Nonostante tutto il film convince, restando ben lontano dalla compassione o dall’essere drammatico e melenso, dimentica completamente il livello documentaristico che poteva ben accordarsi con la storia.
L’opera è chiusa e finita in sé e per sé, non intende denunciare, anche se come ha spiegato il regista il mondo delle favelas che ha costruito è molto più gradevole rispetto alla realtà.

La frase:
"Non combattere battaglie che ti amareggiano o che ti uccidono".

a cura di Federica Di Bartolo

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