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Transformers 4 - L'Era dell'Estinzione











Sebbene già i primi tre capitoli della saga cinematografica firmata da Michael Bay ed incentrata sui giocattoli trasformabili che l’industria americana Hasbro acquistò dalla giapponese Takara presentassero diversi momenti facilmente associabili a moderne e costose riletture delle varie distruzioni metropolitane operate da Godzilla e derivati all’interno dei kaiju eiga, non si può fare a meno di pensare ancora di più al filone su celluloide dei mostri nipponici nel corso dell’ultima parte di questa quarta avventura, quando ad agire sulle strade di Hong Kong troviamo addirittura i Dinobot, ovvero robot dalle fattezze di creature preistoriche.
Del resto, è proprio dagli albori della Terra che prendono il via le oltre due ore e quaranta di visione, private degli storici protagonisti del franchise Shia LaBeouf, Tyrese Gibson e Josh Duhamel per tirare in ballo, invece, Mark Wahlberg nei panni di Cade Yeager: uno squattrinato ingegnere del Texas costretto a lottare per la propria sopravvivenza e per quella della figlia Tessa alias Nicola Peltz dopo aver scoperto che i buoni Autobot, ancora guidati da Optimus Prime, sono in pericolo a causa di un malvagio piano escogitato da alcuni potenti americani in collaborazione con una fazione di automi dalle tutt’altro che pacifiche intenzioni.
Piano che, in realtà, rappresenta una minaccia per l’intero pianeta e che l’autore di "The island" (2005), una volta presentati i diversi personaggi, comprendenti anche Stanley Tucci nel ruolo del poco raccomandabile uomo di scienza Joshua Joyce, sfrutta al fine di dare un senso alla colossale battaglia destinata ad attraversare l’intera pellicola; a cominciare dall’inseguimento automobilistico da antologia che provvede ad introdurre il giovane pilota Shane, ovvero Jack Reynor, fidanzato della già citata Tessa.
E, man mano che viene specificato che gli umani sono così denominati perché commettono errori e che ci si chiede se il problema di essere fedele alla causa è che la causa ti tradisce sempre, un plot di taglio spionistico e più intrecciato del solito sembra fondersi con dinamiche e scontri corpo a corpo tra comuni mortali che non avrebbero certo sfigurato in una delle missioni care all'intramontabile agente segreto 007.
Non l’unico modello da grande schermo omaggiato, se consideriamo che, al di là delle sequenze con le astronavi, che rimandano sia a "Guerre stellari" (1977) che a "Independence day" (1996), abbiamo una vertiginosa camminata su cavi posti ad elevata altezza che sarebbe piaciuta molto, con ogni probabilità, allo spericolato archeologo Indiana Jones (non dimentichiamo che Steven Spielberg è produttore esecutivo dell’operazione).
Mentre l’ironia occupa il suo giusto spazio e i colossi metallici protagonisti appaiono sempre più come versioni robotiche dei muscolosi eroi sfornati dal machismo reaganiano... qui supportati da un buon 3D e al servizio di quello che, senza dubbio, possiamo classificare come uno dei più spettacolari e divertenti titoli della storia della Settima arte.

La frase:
"Una nuova era è cominciata, l’era dei Transformer è finita".

a cura di Francesco Lomuscio

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